Per
quale motivo il movimento operaio svizzero e il Partito Svizzero del
Lavoro (PdSL) si battono da sempre per le assicurazioni sociali?
Il
PdSL lotta per l'unità delle classi popolari a fronte dello
sfruttamento messo in atto dalla classe abbiente. Per questo
consideriamo le assicurazioni sociali come pietra miliare di tale
unità, in quanto mezzo per permettere una migliore ridistribuzione
della ricchezza, per garantire a chiunque la sicurezza sociale e per
offrire a tutte e a tutti un'esistenza dignitosa!
Sin
dai tempi della fondazione dei primi partiti operai e del PSL, il
tema la sicurezza sociale è stato motivo di importanti lotte. La
sicurezza sociale rappresenta, dal nostro punto di vista, un
meccanismo essenziale di ridistribuzione che permette a tutte le
componenti della nostra società di parteciparvi: garantisce,
infatti, la sicurezza di poter decidere riguardo al proprio futuro
nonostante le incognite tipiche della nostra epoca, e di poter quindi
costruire liberamente dei progetti di vita a lungo termine. Nella sua
configurazione finale dovrebbe inoltre riuscire a offrire a tutti gli
esseri umani la certezza di poter disporre dei beni di prima
necessità, di un alloggio nonché dell'accesso a cure mediche di
qualità.
Ma,
in una società come la nostra – in cui una minoranza vive grazie
allo sfruttamento delle classi dei lavoratori – chi è costretto
in una condizione di grande precarietà professionale si trova, nella
maggioranza dei casi, confrontato anche all'insicurezza sociale. Per
questo motivo le battaglie per garantir loro un minimo di sicurezza
devono partire dall'offerta di un lavoro degno e sicuro. È
unicamente l'attività umana che permette di produrre le ricchezze
necessarie per il benessere di tutti; il resto – rendite fondiarie,
dividendi, interessi,... - altro non sono che furto e speculazione.
Una
parte della popolazione è impossibilitata a lavorare per guadagnarsi
da vivere: persone anziane, invalidi, disoccupati, malati, e
l'elenco potrebbe essere ancora lungo. Sono state create delle
assicurazioni sociali specifiche, appunto per permettere a queste
persone marginalizzate di poter condurre, malgrado tutto,
un'esistenza dignitosa. Nel caso in cui ci si trova – a causa dei
più svariati motivi – nella condizione di non poter più lavorare
è compito delle assicurazioni sociali garantire all'individuo la
propria dignità. Nell'ottica di una migliore ridistribuzione della
ricchezza, il PST rivendica un rinforzamento di tali misure, in
quanto componenti fondamentali dell'unità delle classi popolari.
Il
tema della sicurezza lo si ritrova, purtroppo, strumentalizzato dalla
destra attraverso gli slogan che esaltano l'insicurezza civile
mascherando l'obiettivo finale, ovvero alimentare il conflitto tra i
lavoratori. Di fatto, invece di mettersi in gioco per risolvere i
conflitti esistenti, la destra punta a dividere per dominare. I
partiti borghesi, nella pratica, si preoccupano essenzialmente di
denunciare episodi legati alla criminalità, con il fine ultimo di
alimentare le paure che dividono le classi popolari. Ancora più
grave è il fatto che la risposta che viene proposta all'insicurezza
- con la compiacenza sempre più evidente di una certa sinistra - si
dimostra troppo spesso repressiva. A che pro urlare a squarciagola
che è necessario mettere al banco degli imputati gli approfittatori,
gli stranieri, i giovani?
La
fonte primaria di questa insicurezza è in realtà legata a un
problema sociale più diffuso: numerosi studi dimostrano infatti che,
dal momento in cui la sicurezza sociale smette il suo ruolo,
l'insicurezza civile aumenta. Da ciò possiamo desumere che
l'espansione della precarietà e della miseria altro non può
provocare se non l'aumento della criminalità. Gli episodi violenti
vengono poi amplificati inesorabilmente attraverso la propaganda -
diffusa in malafede - tipica della destra nazionalista, avallata e
sostenuta dalla stampa scandalistica. Un discorso ideale per
designare dei colpevoli piuttosto che trovare delle soluzioni.
Ma
le risposte repressive non intaccano l'origine del problema: per
questo il Partito Svizzero del Lavoro si adopera perché la
possibilità di risolvere i problemi legati all'insicurezza di strada
passi per la garanzia di una sicurezza sociale di miglior livello per
tutti.
Se
tutti avessimo la certezza di una vita stabile - spogliata dalle
incertezze materiali - i problemi d'insicurezza civile diminuirebbero
sicuramente. Questo è il motivo per cui è fondamentale battersi per
fermare lo smantellamento sociale: la sicurezza sociale non solo
rende possibile l'appianamento delle dispute tra le differenti parti
sociali, ma permette inoltre di restare uniti nella lotta contro chi
approfitta delle divisioni popolari.
Il
sistema capitalista in cui viviamo è, ancora oggi, basato sullo
sfruttamento della maggioranza dei lavoratori, che si vede privare
dei frutti del proprio lavoro da una minoranza di sfruttatori.
Il
regnare dell'instabilità all'interno del mondo del lavoro incoraggia
la concorrenza tra i meno fortunati, manipolati in tal senso da un
pugno di capitalisti. Questa dinamica tende essenzialmente a
escludere i più deboli e a costringere gli altri a condizioni di
lavoro sempre più sfiancanti, pena l'essere a propria volta esclusi.
Ma la legge del più forte non indebolisce solo i meno abbienti: è
nociva -dal nostro punto di vista – per la l'intera società. Siamo
a questo proposito convinti che attraverso l'organizzazione
collettiva della società – agendo quindi in maniera comune –
riusciremmo ad ottenere dei risultati migliori che non accumulando
interessi individuali. Dobbiamo mettere in atto un fronte solidale in
grado di rapportarsi all'ideologia dell'individualismo, dell'ognuno
per sé.
A
questa concezione del mondo vantaggiosa solo per i più forti è
fondamentale rispondere con la solidarietà tra le classi popolari:
ecco le basi della sicurezza sociale.
Bisogna
pertanto andare a cercare i soldi dove ci sono; battersi perché le
assicurazioni sociali siano in buona parte finanziate da chi dispone
dei mezzi per farlo. In effetti solo la messa in comune dei profitti
e una redistribuzione della ricchezza in favore delle classi popolari
permettono di garantire la sicurezza di tutti.
Ci
teniamo inoltre a sottolineare che la sicurezza sociale va
considerata come un unico blocco, non come una serie di compartimenti
in concorrenza tra loro. Fermo restando che l'età, lo stato di
salute o l'attitudine al lavoro permettono di identificarne i
beneficiari, non bisogna lasciarsi trarre in inganno dalle false
dicotomie che oppongo vecchi a giovani, lavoratori e disoccupati, e
via dicendo. Pensando ad una società realmente egalitaria, verrebbe
spontaneo credere che una generazione possa lavorare anche per il
benessere di un'altra, che i malati e gli invalidi vivano sulle
spalle dei sani. Ma, al giorno d'oggi, sono quelli che ne hanno le
possibilità - i più ricchi – che devono pagare in modo da
assicurare lo stretto necessario a chi è marginalizzato o
semplicemente anziano.
Non
dobbiamo cedere alla logica della compartimentalizzazione delle
diverse assicurazioni sociali. Le tesi volte a rimettere in
discussione ogni prestazione, come fossero fatti indipendenti gli uni
dagli altri, avranno sempre l'obiettivo inconfessabile di ravvivare
le divisioni tra i veri lavoratori. Andiamo quindi a cercare i soldi
dove ci sono: il PSdL si batte da sempre per imporre l'idea che i più
ricchi debbano pagare per i più poveri. Non si tratta di carità,
semplicemente la giustizia implica il fatto che la ricchezza prodotta
grazie al lavoro delle classi popolari – quella stessa ricchezza
che i capitalisti rubano impunemente – sia loro redistribuita.