sabato 4 settembre 2010

Uno 0.1% per tutti





Il Partito Svizzero del Lavoro lancia l’idea di un contributo dello 0.1%, prelevato sulle grandi imprese che dispongono di un capitale proprio superiore ad un miliardo. Un imposta destinata ad un fondo sociale che possa finanziare le assicurazioni sociali attualmente in cattive acque finanziarie. Il nostro Partito non accetta che siano le classi popolari a pagare la crisi provocata dalla finanza internazionale, della quale fanno parte le grandi banche con sede in Svizzera, complici degli speculatori mondiali. 

L’anno 2010 sarà caratterizzato dal manifestarsi della crisi sociale come conseguenza della crisi finanziaria ed economica che l’hanno preceduta. In Svizzera i partiti borghesi avevano previsto un tale peggioramento della situazione economica. Avevano già preparato dei progetti di revisione delle assicurazioni sociali per diminuire le spese della Confederazione e “liberare” l’economia dal peso dello stato sociale. Le classi popolari dovrebbero quindi fare sacrifici, accentando la diminuzione delle prestazioni dell’AVS, dell’AI, dell'assicurazione disoccupazione e del secondo pilastro, mentre non si fa assolutamente nulla per risolvere i problemi della cassa malati. Il Partito Svizzero del Lavoro non può che opporsi a questa politica anti-popolare. 


In fondo i padroni nel nostro paese ci dicono che il buon andamento dell’economia è un obiettivo in quanto tale, che tutto il resto si farà da sé, che cosa questo voglia dire, pochi sembrano essere stati illuminati. Come si può pretendere di fare il bene dell’economia tagliando ogni tipo di prestazione sociale, mentre si continuano a fare regali ai ricchi con sgravi fiscali, forfait fiscali e segreto bancario? 


La risposta che è molto più semplice di tanti grandi discorsi. Questa economia è al servizio di un gruppo di oligarchi, il cui unico interesse è aumentare i loro profitti, senza minimamente preoccuparsi della stabilità economica e dello sviluppo armonioso della società svizzera. Quando i padroni dicono che l’economia va bene, stanno semplicemente constatando che i loro profitti continuano a crescere, mentre i salari non seguono nemmeno l’inflazione. Si creano quindi differenze sempre più gradi differenze tra coloro che lavorano e che vivono modestamente e i parassiti che sfruttando il lavoro degli altri, realizzano profitti impressionanti, anche in periodo di crisi. Non stiamo certo parlando degli immigrati, che lavorano in condizioni anche più dure degli svizzeri, ma di quelle famiglie che pur essendo il 4% della popolazione, detengono più della metà della ricchezza totale nel nostro paese. 


Questa gente non ha accumulato tali fortune con il proprio lavoro, ma facendo lavorare altri al posto loro, possiamo quindi considerare più che legittimo chiedere loro un contributo dello 0.1%. Alcuni ci diranno che siamo moderati perché, per le imprese toccate, l’effetto della misura sarà minimo. Un confronto: il salario medio in Svizzera è 5'700 franchi al mese. Lo  0,1% è di 5,70 franchi, cioè un caffè e un cornetto, meno di un pacchetto di sigarette! I comunisti non chiedono molto, solo che le grandi imprese diano in proporzione i soldi di un caffè e un cornetto ogni anno, per salvare lo stato sociale!