mercoledì 12 giugno 2013

Successo per la manifestazione operaia di Biasca


Chi crede nella lotta per la giustizia sociale può esprimere piena soddisfazione per il risveglio del movimento operaio nelle Tre Valli e il successo della manifestazione tenutasi a Biasca sabato 8 giugno. A sostegno dei manifestanti vi era anche una delegazione di solidarietà composta da vari militanti, studenti e operai che hanno tenuto alta la bandiera rossa con falce e martello!
L'appello del sindacato Unia per scendere in piazza è stato sostenuto da operai e movimenti politici di sinistra di tutto il cantone. Le ragioni per lottare non mancano, ma in generale come ricordato dal sindacato Unia, sia nel granito che nelle altre industrie in Ticino e in tutta la Svizzera, si deve puntare su prodotti di qualità e non sulla concorrenza al ribasso su prezzi e salari.
Chi lavora ha dei diritti che devono essere rispettati, come deve essere garantita la partecipazione dei lavoratori alle decisioni economiche che riguardano il futuro del paese. Al contrario politici di destra e imprenditori vanno a braccetto per svendere il nostro apparato produttivo e favorire l'importazione di merce dall'estero. Proprio nel settore del granito esistono esempi in cui dei comuni, per non fare nomi Chiasso per la pavimentare il Corso San Gottardo ed il centro città, dove si è preferito il granito trasportato dal sud-est asiatico ai prodotti locali.
Alla faccia della difesa degli interessi del nostro paese, ma forse è anche colpa dei proprietari delle cave e dei ricatti patriziali. Nel settore del granito i vari imprenditori e i patrizi di aristocratica memoria, non hanno saputo andare fino in fondo nel progetto prietra viva. Iniziativa che potrebbe diventare un vero marchio di qualità di una produzione Ticinese che vada a servire un utilizzo valorizzante della materia, ma deve essere sostenuta dai Comuni con l'acquisto dei terreni patriziali e lo sviluppo di un sistema di produzione gestito da operai e autorità pubbliche, affinché si punti su prodotti artigianali e edili di qualità.
Evidentemente chi sul piano industriale preferisce concentrarsi sull'abbattimento dei diritti, come avvenuto nel caso dell'AIGT che tenta di sottrarsi dal rispetto del CNM, mettendo in pericolo il diritto al prepensionamento a 60 anni, dimostra pochissima lungimiranza. Una soluzione, che difornte ad un accordo di libero scambio con la Repubblica Popolare Cinese da considerare ormai cosa fatta è di una miopia immane.
Una merce come il granito, di cui disponiamo a sufficienza, non può essere importata dall'altra parte del mondo, con uno spreco enorme di energia e perché costa meno! Invece in Ticino perdiamo anche i laboratori che trasformano il granito, due laboratori nel locarnese chiudono entro fine anno. Uno riaprirà in Italia o in Portogallo, dove il granito ticinese sarà lavorato con un consto della mano d'opera inferiore, grazie anche i cattivi accordi con l'Unione Europea che facilitano le delocalizzazioni.
Con queste premesse è evidente che il malcontento continuerà a crescere e che le mobilitazioni potranno anche essere più frequenti che in passato. In Svizzera manca un'organizzazione sindacale di classe, capace di mettere in discussione il modello produttivo capitalista già dal modo in cui viene concepita la produzione. L'esternalizzazione della progettazione urbana o peggio ancora la speculazione da parte delle autorità politiche sullo sviluppo delle vie di comunicazione incidono pesantemente sul futuro delle nuove generazioni.
I giovani hanno dimostrato di essere presenti ed interessati, in buona parte grazie al lavoro svolto dal collettivo Scintilla che ha portato uno striscione in sostegno al movimento operaio che lotta. Inoltre, quasi per caso, un compagno della Unione delle Gioventù Comuniste di Spagna ha portato un saluto e spiegato la situazione nel suo paese, questo stato di certo il contributo più combattivo dal palco delgli oratori. Dal canto suo la Gioventù Comunista ticinese non ha mobilitato in massa, anche perché impegnata altrove, mentre il Partito Comunista ha sostenuto la mobilitazione con un comunicato stampa.
L'unico parlamentare della sinistra d'opposizione, Matteo Pronzini, era presente alla manifestazione, non era accompagnato dai suoi compagni di partito ed ha solo parlottato con qualche militante, mentre dal palco hanno parlato il sindaco di Biasca ed il Consigliere di Stato Bertoli, non proprio quello che si possa dire un cambiamento. Questo a dimostrare l'urgenza della costituzione di un fornte sindacale capace di fare opposizione alle destre e agli attachi padronali nelle piazze e nelle strade, favorendo quindi il ruolo politico dei rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Alla manifestazione è mancato un contesto, l'alternativa di sinistra chiara non è ancora visibile. In Svizzera, per preservare una buona qualità di vita tra il ceto medio e soprattutto mostrare la via per uno sviluppo economico e sociale capace di migliorare le sorti di tutti gli sfruttati, bisogna che la politica decida d'intervenire drastricamente nel modo di concepire l'organizzazione economica. Sappiamo tutti però che per dare stabilità e sicurezza ai posti di lavoro un cambiamento di politica profondo è necessario, non è possible continuare con gli stessi amministratori e pensare che cambi qualcosa. Le forze di Governo non sono più credibili da tempo agli occhi della classe operaia, che comunque in buona parte non ha il diritto di voto.
Per cui, nonostante la lodevole iniziativa d'invitare i lavoratori a scendere in piazza, le rivendicazioni promosse dal sindacato Unia, ancora fedele ai “valori” della pace de lavoro, non servono a risolvere i problemi alla radice. Per frenare la sostituzione di lavoratori residenti in Svizzera con frontalieri, non serve fissare limiti teorici sul numero di operai che vengono oltre confine, ma piuttosto battersi per maggiori diritti per tutti, a partire dal salario minimo di 4'000 fr per arrivare ad un nuovo codice del lavoro.
Inoltre è pura illusione curare la crisi, che in Svizzera non ha ancora colpito duramente l'economia, con le ricette di masoniana memoria come gli sgravi fiscali per le aziende. Pensare che delle facilitazioni fiscali alle aziende servano a ridistribuire ricchezza è pura utopia. I padroni non fanno beneficenza, se possono intascare quello che non pagano in tasse lo fanno, senza di certo offrire salari decenti a chi lavora. Ricordiamoci, noi cittadini comuni, che meno tasse pagate dalle aziende significano meno soldi per lo Stato, incaricato di finanziare sanità, socialità e scuole di cui noi tutti beneficiamo. I diritti e migliori condizioni di lavoro e di vita si ottengono solo con la lotta contro i padroni e i borghesi non concedendogli altri privilegi.
D'altro canto va pure speficificato che alla manifestazione ha partecipato, assolutamente indisutrbato, pure il leghista (ex pdl) Donatello Poggi, firmatario di un interpellanza in Consiglio Comunale assieme al sindacalista Unia Gianluca Bianchi (già segretario del PC), per chiedere chiarezza sulla pianificazione industriale di Biasca. Sebbene nel constesto attuale, per organizzare una manifestazione bisogna cercare ampie unità tra movimenti anche molti diversi tra loro, a Poggi da comunisti chiediamo di fare chiarezza : è di sinistra o sta con il padronato ed il governo? Cosa ha votato sulla revisione della legge sull'asilo? Qual'è la sua posizione sul segreto bancario? Qual'è la sua posizione sull'inasprimento della libertà d'espressione: nelle strade, negli stadi, sulla stampa?
Per la cronaca “gossip”, da notare che a margine della manifestazione tre pivelli palestrati, tatuati con svastiche e croci celtiche ben in vista, hanno sfogato le loro frustrazione. Dopo aver assistito allo sfilare di 300 operai per le strade del paese, a fianco di bandiere rosse e tanti compagni, non hanno avuto niente di meglio da fare che strappare gli adesivi in ricordo del militante anti-fascista Clément Meric, compagno assassinato il 5 giugno a Parigi da un gruppo di nipotini di Pétain.
Ribadiamo la solidarietà con i lavoratori, tutti e tutte, svizzeri e immigrati, residenti o frontalieri che siano! che hanno partecipato alla manifestazione, ma anche e soprattutto a coloro che sono stati minacciati sul posto di lavoro nel caso avessero presenziato alla mobilitazione. I padroni che minacciano sono gli stessi che non sono stati in grado di promuovere una produzione valida per dare un futuro stabile all'occupazione nella regione. Noi crediamo nella democrazia e la libertà, per cui denunciamo questi comportamenti autoritari da parte padronale. Invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici a continuare la lotta per la democrazia, la libertà e il socialismo.