mercoledì 30 aprile 2014

Primo Maggio 2014 - Uniti per il nostro futuro, con i lavoratori, senza l'Unione Europea!


Dopo la votazione del 9 febbraio sull'iniziativa contro l'immigrazione di massa, si sono resi più che mai necessari dei nuovi accordi con i nostri vicini. Nonostante il voto popolare, i contingenti per i comunisti rimangono una soluzione sbagliata e continueremo a combatterli. Noi siamo per una vera libera circolazione delle persone contro ogni discriminazione razziale, ci opponiamo quindi anche al modello Ue che esclude i migranti extra-UE. Il Partito Svizzero del Lavoro si oppone fermamente a tutti gli attuali accordi bilaterali sostenendo le condizioni dei lavoratori per stipularne di nuovi.
Inserendo la Svizzera nel contesto internazionale, bisogna sottolineare che l'espansionismo dell'Ue, guidato dalla Germania, mina addirittura la pace visto il rischio dell'innesco di un conflitto in Ucraina. Come se non bastasse, il nuovo governo, sostenuto dall'Ue ha deciso di vietare la festività del primo maggio! I comunisti di questa Unione Europea proprio non ne vogliono sapere! Dietro ad una facciata di belle intenzioni, di garanzie di pace sul vecchio continente, l'Ue corrisponde alla necessità, da parte dei grandi capitalisti, di creare gli Stati Uniti d'Europa, imponendo il liberismo americano come base politica ed economica della nuova entità.
Da quando non esiste più la “minaccia” sovietica, la maggior parte delle costituzioni europee, nate dalle resistenze anti-fasciste del XX secolo, riempite di diritti frutto del sangue versato dai partigiani e delle lotte dei lavoratori, sono diventate scomode per la borghesia europea, che le ha messe duramente sotto attacco. La strategia dell'impero è quella di indebolire gli Stati e i loro sistemi politici, favorendo la costruzione di un'Europa delle regioni governata centralmente a Bruxelles.
Questo processo di sostituzione, voluto dall'Ue per sbarazzarsi definitivamente degli Stati nazionali, mette in pericolo molte conquiste del movimento operaio. Illudersi che questo processo, che non trova giustificazioni se non nell'interesse del capitale, si possa fare pacificamente, sarebbe un grave errore. Infatti, malgrado le menzogne sulla difesa della pace su cui si fonda l'Ue, la crescita dei partiti d'estrema destra neofascisti e neonazisti dimostra come vi sia il rischio che tornino al potere delle forze sanguinarie pronte a reprimere qualsiasi lotta popolare. Le forze di estrema destra fomentano il razzismo e l'islamofobia tra i lavoratori con lo scopo di dividere gli stessi paesi membri o osservatori dell'Ue.
In Occidente il prezzo della crisi capitalista lo stanno pagando le lavoratrici e i lavoratori. Le politiche d'austerità si susseguono in tutti i paesi d'Europa, tagliando su pensioni, salari, istruzione, sanità e cultura; aumentando i prezzi e le tasse al consumo creando maggiori differenze tra cittadini; privatizzando quello che rimaneva dei servizi pubblici e delle aziende di Stato. L'Europa non è tuttavia l'America e credere che gli Stati nazionali si lasceranno morire a favore dell'Ue è un altro grave errore.
L'Ue è in crisi, sia sul piano economico che politico, mentre la borghesia Svizzera, con il segreto bancario, e con maggior vigore nei momenti di crisi, rafforza il proprio dominio nel settore finanziario, in particolare nel settore della gestione dei patrimoni. La Svizzera, malgrado le affermazioni propagandiste, rimane uno dei più indispensabili paradisi fiscali al mondo per qualsiasi miliardario, sia nell'ampiezza (circa il 30% del mercato) sia per posizionamento nel circolo delle monete.
I lavoratori e le lavoratrici, invece, anche in Svizzera, vivono la stessa condizione di sudditanza che in un qualsiasi paese capitalista, mentre la borghesia si ingrassa le tasche come nessuna al mondo. I datori di lavoro hanno il coltello dalla parte del manico, possono decidere come vogliono di licenziare e di assumere dei lavoratori, possono decidere come, dove e quando vogliono aprire la propria azienda e anche e soprattutto di chiuderla, possono inoltre imporre le condizioni di lavoro che desiderano con le facilitazioni che offrono la legge sul lavoro e il Codice delle Obbligazioni.
Da anni il padronato ha iniziato un attacco padronale che prende sempre più vigore. Numerosi Contratti Collettivi di Lavoro sono stati indeboliti, vi è stata l'invenzione e l'esplosione del lavoro interinale e lo smantellamento delle assicurazioni sociali: Avs, Ai, Ladi, Lpp, i furti fatti dalle casse malati, che gonfiano, in accordo con le lobby farmaceutiche, i costi della sanità per ingrassare i portafogli dei loro azionisti, l'introduzione della mentalità liberista nel settore pubblico, ecc...
La conseguenza è che la grande crisi capitalistica si avvicina anche in Svizzera, i ceti popolari hanno sempre meno soldi da spendere e più debiti con le banche o creditori anche peggiori. Se i lavoratori vogliono trovarsi pronti quando la Svizzera sarà duramente toccata, bisogna iniziare ad organizzarsi per difendere e conquistare nuovi diritti con l'impegno nelle lotte sindacali. Urge iniziare una lotta generalizzata per la promozione degli interessi e dei diritti della lavoratrici e dei lavoratori.
Le nostre priorità sindacali sono lottare contro il carovita e i bassi salari, la disoccupazione, il precariato e la divisione dei lavoratori. Per domani sosteniamo l'iniziativa dell'Unione Sindacale Svizzera per un salario minimo 4'000.- Fr mensili per tutti, in votazione popolare il 18 maggio.
In futuro lottiamo per un nuovo codice del lavoro che ne ridefinisca il significato profondo. Il lavoro non è un contratto tra individui, bensì la più nobile delle attività umane, indispensabile alla vita in società. Per cui basta! È inaccettabile trattare chi lavora come numeri e merce. Il Partito Svizzero del Lavoro vuole un sistema dove il lavoro sia dignitoso, dove vi sia la libertà d'espressione, il diritto di partecipazione e di condivisione della produzione, senza più padroni che fiatano sul collo ai lavoratori, preoccupati solo dai loro profitti. Ci vuole un sistema per produrre assieme quello di cui abbiamo bisogno e pianificare secondo le necessità di tutti come migliorare la nostra economia.
Dalle forze di governo non ci aspettiamo nulla, tutti dall'Udc al Ps, passando da PPD e PLR, sono pronti a vendere il paese all'Ue appena ne avranno un buon tornaconto personale per le loro ricche famiglie. Noi vogliamo prendere in mano il nostro futuro e rafforzare la democrazia nel nostro paese. Un cambio di politica è più che mai necessario per promuovere una vera rivoluzione nel modo in cui si organizza il lavoro e se ne distribuiscono i frutti nella societa. Uniamo le forze progressiste in un fronte popolare, organizzato sui luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nelle campagne, realmente rappresentativo delle forze sociali del nostro paese. Questo è l'unico modo per iniziare il cammino verso la costruzione della nuova società, il socialismo.






mercoledì 16 aprile 2014

Dopo il 9 febbraio la politica estera della Svizzera deve adeguarsi.


I comunisti s'impegnano per dei nuovi accordi con i paesi d'Europa, ma alle condizioni dei lavoratori.
In Svizzera, la politica europea è una delle questioni più discusse e scalda gli animi dei cittadini e delle cittadine. I dirigenti politici hanno il terrore di doverla difendere difronte al popolo, soprattutto dopo che nel 1992 abbiamo votato “no” allo spazio economico europeo. Le relazioni tra la Svizzera e l'Ue si sono quindi sviluppate, a partire dal 1999, con dei trattati bilaterali, che in sostanza applicano il diritto comunitario in Svizzera. In votazione popolare i trattati bilaterali sono sempre stati accettati, difesi dalla maggioranza delle forze politiche, compresi i “comunisti”, salvo l'Unione Democratica di Centro e la Lega dei Ticinesi. Dal centro-destra all'estrema sinistra, tutti sostenevano come sia la sola via possibile vista la volontà popolare contro l'integrazione all'Ue. Dal 2008, invece, il Partito Svizzero del Lavoro a affermato che questi accordi hanno dimostrato la loro inefficacia e il loro carattere di classe in favore del padronato, e ha quindi invitato il popolo a rifiutarli in votazione popolare.
Il 28 agosto scorso, una nuova pagina della politica europea comincia, il Consiglio Federale apriva la consultazione sull'estensione degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea alla Croazia, quale nuovo paese membro dell'Unione Europea. Questo rinnovo metteva in discussione gli accordi e le forze sindacali con il Partito Socialista preparavano un'offensiva per ottenere qualche “misura d'accompagnamento” delle briciole per rassicurare i lavoratori sugli effetti benefici dei bilaterali. Qualche mese più tardi, il 9 febbraio 2014, tutta questa strategia è stata annichilita in un sol colpo. Questa domenica il popolo Svizzero approva l'iniziativa “contro l'immigrazione di massa” lanciata dall'estrema-destra, che come conseguenza collaterale ha pure la messa in discussione degli accordi bilaterali.
Ci siamo battuti contro l'iniziativa dell'Udc, perché introduce i contingenti degli immigrati nella Costituzione federale, poco importa la ragione che li spinge a lasciare il proprio paese. Sarà fissato un numero massimo d'immigrati per paese. Per di più , va oltre le iniziative razziste degli anni 1970 introducendo il principio di “preferenza nazionale”, ossia la priorità per gli svizzeri nel trovare un impiego, e penalizza tutti gli immigrati rispetto al diritto alla sicurezza sociale.
L'Udc centra l'obiettivo e diventa di conseguenza il primo attore delle nuove trattative con l'Ue. Il movimento operaio si ritrova a mani vuote, con più divisioni al suo interno, mentre sono proprio i lavoratori che subiscono più duramente gli effetti negativi degli accordi con la potenza imperialista in espansione.
Con la proposta di contingentamento degli immigrati l'estrema-destra si pone in difesa della piccola e media borghesia. Con questa strategia, il partito dei miliardari Blocher e Frey, che fanno soldi relativamente in modo indipendente dagli accordi con l'Ue, mira a delegittimare il potere dei liberali e dei democristiani europeisti per instaurare un regime di apartheid. L'iniziativa, che il popolo ha approvato, crea l'illusione tra i lavoratori e i disoccupati che il problema del lavoro precario e dei bassi salari si risolve con l'esclusione degli stranieri. I comunisti, al contrario, si oppongono ai contingenti, sono favorevoli ad una vera libera circolazione delle persone e quindi contro tutti gli accordi bilaterali.
I bilaterali sono composti da due pacchetti di accordi, più ancora altri separati, comprendono la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali all'interno dell’Ue; gli accordi di Schengen e Dublino che riguardano i migranti extracomunitari, gli accordi sull’agricoltura (tra cui il principio del Cassis di Dijon), gli accordi per istituire lapolizia europea e l’esercito europeo, gli accordi sulla ricerca e il processo di Bologna, gli accordi sul traffico (che permettono il passaggio dei camion da 40 tonnellate sul Gottardo) ecc. Ma gli accordi stessi prevedono che solo sulla libera circolazione delle persone il consiglio federale possa consultare le forze politiche e sociali e dare la possibilità al parlamento e al popolo di esprimersi.
L'accordo che fa più discutere è del resto proprio sulla libera circolazione delle persone. Per decenni la Svizzera ha usato la politica migratoria per “regolamentare” il mercato del lavoro ed in particolare limitare la disoccupazione. Gli strumenti erano le politiche dello statuto di stagionale e dei contingenti, condite con le visite mediche alla frontiera e una grande complicazione per il ricongiungimento familiare. I datori di lavoro avevano la possibilità di andare a cercare i lavoratori che più gli piacevano fino alla porta di casa, nel paese di origine. Questo sistema, al contrario di ciò che pretende l'estrema destra, non aiuta a creare posti di lavoro sicuri e dignitosi, ma la Libera circolazione non è meglio.
Dal 2002, con l’entrata in vigore della libera circolazione, si è passati dal protezionismo migratorio alla precarietà dei permessi di soggiorno. Questo cambiamento totale della politica migratoria ha generato una concorrenza spietata tra i lavoratori su scala europea, che di conseguenza ha provocato un forte abbassamento dei salari elevati conosciuti in Svizzera rispetto all'Ue, come era nelle attese di Economie Suisse e del Governo federale che hanno voluto, negoziato e concluso gli accordi con Bruxelles.
Oggi ci sono dei lavoratori, e non solo dei clandestini in nero, che ricevono un salario inferiore a 10.- fr all'ora. D'altra parte, in Svizzera, anche con 20.- fr all'ora si fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Nelle regioni di frontiera però, per i padroni cambia tutto. Infatti, quando una ditta può reclutare dei lavoratori a qualsiasi prezzo, che vivono ad un'ora di distanza, in un paese vicino in preda ad una forte crisi e dove malgrado tutto, il costo della vita è meno caro, è possibile ridurre di un terzo il salario rispetto al minimo necessario per sopravvivere. Delle multinazionali, come il centro di distribuzione mondiale di Gucci, che ha appena aperto a Sant'Antonino (Ticino), pagano degli operai 1'700.- Fr al mese! Bisogna anche ricordare che gli orologi Swatch “made in Switzerland” sono in parte prodotti da più di mille operaie impiegate in Ticino a meno di 2'800.- fr sporchi al mese. Per dare dei parametri di paragone, il sindacato socialdemocratico Unia lotta per un salario minimo di 4'000 et il salario mediano in Ticino è di 5121.- Fr. Questo fenomeno, chiamato “dumping salariale” ha spinto il popolo Ticinese ad approvare con quasi il 70% dei voti, l'iniziativa dell'Udc. In canton Ticino, come altrove è sbagliato considerare che tutti coloro che l'hanno approvata sulla base di argomenti razzisti. Infatti, la libera circolazione ha avuto un effetto negativo sulle condizioni di vita e di lavoro in Svizzera, e i lavoratori lo sanno meglio che chiunque altro.
Con la libera circolazione il premesso G (frontaliere), non è più limitato ai residenti nella fascia di confine che circonda il nostro paese, ma è stato esteso a tutti i paesi dell'Ue. Chi ha ottenuto un permesso G può restare in Svizzera sei giorni, poi deve uscire dal paese per almeno uno. Inoltre si aggiunge il permesso L, di durata minima di tre mesi fino ad un massimo di un anno, rilasciato a qualsiasi lavoratore dell'Ue. Per i lavoratori Ue, che invece lavorano in Svizzera meno di tre mesi all'anno, vi è una semplice notifica, dove il lavoratore distaccato da un'azienda estera o il padroncino dell'Ue auto-certificano in buonafede, via internet, le proprie condizioni di lavoro in Svizzera, con pochissime possibilità di verifica, soprattutto una volta la persona rientrata al paese d'origine.
Le conseguenze maggiori della libera circolazione delle persone nel nostro paese si possono elencare distinguendo gli effetti sui lavoratori residenti e frontalieri, come anche nei settori principali dell'economia:
Riuscendo ad assumere lavoratori a salari inferiori fino ad un quarto della consuetudine elvetica, gli imprenditori impongono il “dumping salariale”. Questa logica spinge al ribasso i salari, infatti anche se in alcuni settori dove ci sono dei CCL i salari aumentano leggermente, con il costante ricambio di mano d'opera che annulla gli scatti, di fatto, i salari scendono – ad esempio nei cantieri, secondo le statistiche della Commissione Paritetica Cantonale dell'Edilizia, il numero dei manovali (salario minimo 25.35 fr/ora) è raddoppiato mentre quello dei muratori non diplomati (28.20 Fr/ora) si è dimezzato. Si tratta di un furto di salario generalizzato di cui ne fanno le spese prima di tutti i lavoratori residenti, confrontati ad un costo della vita in constante crescita - che ne dica il governo, all'aumento della disoccupazione e ai tagli nei servizi sociali.
Per i frontalieri e tutti i precari dei permessi di soggiorno, anch'essi comunque inseriti nella logica della concorrenza al ribasso, la situazione contributiva è molto peggiorata. Infatti pagano ancora i contributi e le imposte nel paese dove lavorano (che poi ristorna una parte) e ricevono le prestazioni nel paese in cui vivono. La conseguenza è stata che i frontalieri dall'Italia, ad esempio, pagano la Ladi all'1.1% come tutti gli attivi in Svizzera, ma ricevono una rendita disoccupazione di soli 800 euro al mese per un periodo di soli 8 mesi. Tali misure rendono il lavoratore frontaliere ulteriormente ricattabile e quindi più timoroso.
Nell'edilizia la politica aziendale del sub-appalto a catena, o caporalato, ha potuto svilupparsi e rafforzarsi grazie allo sfruttamento di operai mal informati e minacciati, originari di tutti i paesi dell'Ue. Accumulando esperienza, dopo le denunce ad opera dei sindacati Unia e OCST, gli impresari Svizzeri e stranieri, attraverso dei “collocatori”, si fanno scaltri nel eludere i diritti. Spesso sono le più importanti imprese a pagare dei salari stracciati, in barba al rispetto dei CCL.
Nel terziario, che siano i negozi, la ristorazione o gli uffici, vi è un fortissimo dumping, dove lavoratori frontalieri ben formati accettano condizioni pari ad un terzo di quelle abituali per un residente. L’assenza di CCL di settore è un fattore che facilita il dumping e la concorrenza tra lavoratori.
Nell'industria la libera circolazione è utilizzata per favorire l'insediamento di ditte a bassissimo valore aggiunto, che occupano un territorio molto pregiato e spesso portano la manodopera che ingaggiavano nel paese d'origine, con livelli salariali più simili al terzo mondo che a quelli del nostro paese.
Nell'agricoltura la liberalizzazioni del marcato e degli standard di produzione a sostenuto lo sviluppo di mega-aziende agricole sull'altopiano, che sfruttano duramente degli immigrati originari dai paesi più poveri dell'Ue. Inoltre, il Cassis di Dijon ha permesso l'importazione di prodotti di cattiva qualità a bassissimo prezzo, impoverendo i piccoli contadini. Ogni giorno in Svizzera tre fattorie chiudono lasciando anche del terreno agricolo in preda ai lupi dell'immobiliare.
La borghesia al governo, sempre pronta a denigrare i frontalieri e gli stranieri fomentando la guerra tra poveri, trae enormi benefici dal sistema dei permessi precari. Oggi il frontaliere Ue fa comodo agli imprenditori per abbassare i salari, ma anche allo Stato per ridurre i costi sociali, di formazione, sanitari, ecc. di cui i frontalieri non beneficiano in Svizzera, sebbene paghino le imposte alla fonte. È ora chiaro perché le forze politiche
borghesi del centro-destra e Economie Suisse sono ferventi difensori della libera circolazione. Tuttavia questo vortice economico sta sfavorendo numerose piccole e medie imprese svizzere, meno concorrenziali rispetto a quelle dell'Ue, spostando parte della destra su posizioni anti-europeiste.
Come detto l’accordo di libera circolazione ha un'importante specificità: ogni paese che lo ha sottoscritto deve approvarne singolarmente l’estensione ad eventuali nuovi paesi membri dell’Ue. La Svizzera è quindi chiamata ad approvare, seguendo il proprio iter legislativo, la libera circolazione con la Croazia, seguendo il proprio iter legislativo. Questo anche in seguito all'approvazione dell'iniziativa Udc, che d'altronde non ha in nessun modo risolto i problemi dei lavori. Era l'Ue stessa, immediatamente dopo il voto, che chiedeva alla Svizzera di approvare l'estensione alla Croazia, come condizione per la continuazione delle relazioni bilaterali. Si tratta dello stesso tipo di ricatto per il popolo svizzero occorso all'Irlanda, dove il popolo che si è opposto ai trattati dell'Ue, ha dovuto, al secondo voto, arrendersi ad un”sì”.
Per finire, il Consiglio Federale, in seguito al voto del 9 febbraio, ha rifiutato di firmare l'estensione dell'accordo e quindi il popolo non potrà esprimersi un'altra volta. Ancora qualche giorno fa, prima del voto sull'iniziativa Udc, tra sindacalisti di sinistra e comunisti si pensava a come organizzare il referendum contro il rinnovo dei bilaterali.
Vi erano infatti delle ragioni più che legittime per lanciare il referendum sull'allargamento, senza aver bisogno di sostenere l'iniziativa dell'estrema destra che rappresenta il ritorno ad un sistema estremamente reazionario. A causa della clausola inserita nel primo pacchetto di accordi, come sbandierato più volte dai sostenitori ad ogni costo di questi bilaterali, ci troviamo nella situazione in cui: “senza la libera circolazione delle persone, gli accordi bilaterali vengono disdetti...” (Isabelle Moret, Consigliera nazionale e Vice-presidente del PLR Svizzero). Plr, Ppd, e Economie Suisse utilizzano tale argomento, conviti che la paura della cancellazione di tutti gli accordi, faccia desistere tutta la sinistra dal opporsi a questi bilaterali.
Infatti, se la socialdemocrazia, in maniera solo parziale, riconosce che la libera circolazione ha rafforzato il precariato e aumentato la paura di perdere il posto di lavoro tra i lavoratori e le lavoratrici, ritiene gli accordi globalmente positivi. Tra le altre cose, non perde occasione per lodare il sistema di erasmus e i finanziamenti interessati dell'Ue alle università svizzere.
Per cui la socialdemocrazia non metterà in pericolo tutti gli accordi. Ma nei fatti, tutti gli accordi hanno teso a liberalizzare l'economia; privatizzare il servizio pubblico; standardizzare verso il basso i diritti, lo stato sociale, la qualità delle merci, la qualità dello studio e aumentare il controllo poliziesco e la schedatura della popolazione. I migranti in provenienza da paesi “extra-comunitari” sono trattati come esseri umani di serie B, con procedure d’ammissione o espulsione interminabili che si svolgono in veri e propri centri di detenzione. Il territorio ha subito pesantemente l'aumento del traffico, dovuto all'introduzione degli autotreni da 40 tonnellate e di conseguenza dell'inquinamento. Sommata agli spostamenti che esige un mondo del lavoro sempre più frenetico, fa perdere milioni di ore di lavoro e di vita in colonna ed è un cancro per la natura alpina. Con gli accordi sulla ricerca si è rinchiusa la scienza nei parametri fissati dalle direttive di Bruxelles, che mirano a sviluppare un sapere da vendere e non un sapere per conoscere.
I rappresentati del gran capitale, sulla scorta delle sole critiche avanzate dalla socialdemocrazia e dai sindacati dell'USS, lasciano intendere che solo l’accordo di libera
circolazione sia in parte problematico, rinchiudendo il dibattito politico attorno a vaghe misure d'accompagnamento per rafforzare i diritti dei lavoratori. La strategia della socialdemocrazia ha già dimostrato in passato la sua inefficacia, il miglior risultato è stato un CNL a 3'000 fr in qualche settore in Ticino e basta, in pratica nessun effetto concreto. L'USS e il Partito Socialista non sono più in nessun modo credibili, l'incapacità di queste forze nel vedere che gli accordi vanno completamente rivisti ha portato molti lavoratori ad orientarsi verso la sola area politica che ha combattuto questi accordi bilaterali: l'estrema destra. Purtroppo, anche questa volta, Lega e Udc si dispiegheranno in campagne razziste e anti-croate, con fini populisti, usando la campagna referendaria.
Al contrario, questa volta a maggior ragione, a sinistra bisogna essere chiari: ci opponiamo a questo tipo di via bilaterale, poco importa quali siano i paesi membri dell'Ue, e il problema non è solo la libera circolazione della persone. I bilaterali non vanno a causa dei loro contenuti, ma sono un inganno già nella loro stessa struttura giuridica. Infatti, in merito a discordie sull'applicazione, è previsto che anche in Svizzera faccia testo la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea. Questo significa, tra i molti effetti, che i legislatori del nostro paese devono prendere in considerazione la giurisprudenza europea per decidere delle modifiche di legge, alla faccia della sovranità del popolo svizzero e del carattere “bi-laterale” degli accordi.
Di fronte a 10 anni di insuccessi, la sinistra e il movimento operaio devono invece tirare le somme e affermare chiaramente che la libera circolazione come tutti gli accordi bilaterali hanno favorito solo il padronato, mentre i lavoratori, in qualsiasi paese Ue e non solo in Svizzera, hanno subito pesanti attacchi. Invece di guadagnare terreno, la sinistra ha perso su tutti i fronti, anche perché si è ostinata in una linea favorevole all'integrazione europea. Per guadagnare terreno bisogna dimostra una capacità di auto-critica e ammettere che in Europa bisogna lottare per il socialismo in ogni paese, contro l'Ue che mira a distruggere le conquiste sociali e i diritti dei lavoratori ottenuti durante il 20° secolo dalle resistenze nazionali contro il nazi-fascismo.
Non siamo fuori dal mondo, degli accordi con i nostri vicini, nei termini che sono loro tecnicamente possibili, sono necessari, ma basta con la ripresa automatica del diritto dell'Unione Europea! Noi siamo per sviluppare un nuovo concetto di relazioni internazionali della Svizzera, fondato sul principio della solidarietà tra i popoli e per la salvaguardia della natura.
Bisogna lanciare una piattaforma per rafforzare la Svizzera difronte all'Ue, per impegnarsi nel dibattito per dei nuovi accordi bilaterali, lasciando dietro di noi il dumping salariale, la discriminazione dei migranti, la crisi agricolo, la deriva securitaria e il traffico pesante, sacrificando i segreti dei banchieri piuttosto che le vite dei lavoratori.

domenica 6 aprile 2014

Il 18 maggio vota SÌ al salario minimo di 4'000.- Franchi


  • Per i 300'000 lavoratori poveri che guadagnano meno di 4'000 e quindi non riescono a vivere.
  • Per le donne che sempre più spesso si ritrovano sole con figli a carico e non ce la fanno a mantenere la loro famiglia
  • Per gli operai delle industrie e del commercio, dove spesso i salari sono inferiori a 4'000.- fr nonostante i loro datori di lavoro siano ricchissimi
  • Per le regioni di frontiera come il Ticino, dove i paesi vicini in forte crisi incitano i disoccupati a cercare lavoro in Svizzera a qualsiasi costo.
Diamo un po' di respiro ai lavoratori e le lavoratrici, sostenendo l'introduzione immediata di un salario minimo di 4'000 fr, come lo chiede l'iniziativa dell'Unione Sindacale Svizzera (USS). Per far fronte alla crisi e sostenere i ceti popolari, finalmente! nel 2009 l'USS ha deciso, pressata dalle forze della sinistra radicale, tra cui il Partito Svizzero del Lavoro, di lanciare un'iniziativa popolare per un salario minimo, legale, per tutti e tutte. La proposta in votazione il 18 maggio è : 4'000 mensili per 42 ore a settimana.
L'USS ha presentato una proposta che convince, infatti se lo scopo è quello di risolvere il problema dei bassi salari, introducendo nella legge un principio che unisce tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici si frena la guerra tra poveri sostenuta dall'estrema destra.
La borghesia con la solita propaganda allarmista avverte la fine dell'universo se la proposta dovesse passare, sbandierando un aumento della disoccupazione che risuona come una presuntuosa presa in giro, visti i tassi che vanno ben oltre le statistiche truccate dell'Ufs. Il problema della disoccupazione si risolve favorendo la creazione di posti di lavoro sicuri, dove al lavoratore viene riconosciuta la propria dignità di essere umano. La garanzia di un salario che permette di vivere dignitosamente è uno dei postulati fondamentali di ogni società civile.
Ricordiamoci che in Svizzera non tutti approfittano dell'immessa ricchezza dell'impero finanziario elvetico. Le lavoratrici e i lavoratori che faticano ad arrivare alla fine del mese sono sempre di più e la miseria non ha passaporto. L'iniziativa potrebbe si preoccupare qualche piccolo commerciante o ristoratore, ma con l'aumento generalizzato dei salari, la crescita sarà tale che le difficoltà saranno compensate.
La vittoria di questa iniziativa sarebbe di obbligare numerosi monopoli e multinazionali a pagare un salario con il quale si può tentare di sopravvivere in Svizzera. Basta salari da fame presso: Migros, Coop, Manor, Fox Town, Mac Donnald, Swatch, Riri, Consitex, Gucci, Diamond, Schindler, Payot, ecc.