giovedì 5 settembre 2013

Modifica della legge sul lavoro, oltre il danno anche la beffa

Come tanti, per lavoro, sono un consumatore di benzina, per cui circa una volta a settimana mi reco in un benzinaio dove posso rifornire il mio mezzo di carburante. Al momento di entrare nel negozietto per pagare, da oltre un mese, mi ritrovo di fronte la propaganda sfacciata dei commercianti che intendono sdoganare il lavoro 24 ore su 24 nel commercio al dettaglio.
Essendo di animo sindacalista ad ogni occasione ho recriminato con la commessa per conoscere se la sua opinione in merito alla modifica di legge. Spesso mi è stato detto che non sono a conoscenza delle proposte concrete nella modifica di legge e che la campagna esposta è un’esigenza voluta dalle direzioni delle catene di distribuzione della benzina.
In quelle occasioni dove ho potuto scambiare il mio punto di vista con le impiegate dei negozi è emerso come la stragrande maggioranza delle lavoratrici si oppongono al lavoro 24 ore su 24, non da ultimo per delle questioni di sicurezza.
Ora, che i datori di lavoro sostengono interessi contrapposti a quelli dei lavoratori non dovrebbe essere una novità, anche se nel nostro paese sono ancora molti quelli che credono alla favola della pace sociale. Tuttavia arrivare ad obbligare i propri dipendenti ad esporre una propaganda contro i loro stessi interessi è contrario al tanto caro diritto di esprimersi liberamente gli stessi borghesi adorano.
Il padronato dispone di risorse finanziare molto più elevate che i sindacati nel condurre la campagna referendaria, nonché una comoda maggioranza parlamentare, ma tutto questo non basta, bisogna addirittura umiliare le dipendenti imponendogli di esporre la propaganda che invita a peggiorare le loro condizioni di lavoro.
Quest’esempio dimostra ancora una volta che non tutti siamo uguali, c’è chi è proprietario e quindi può e chi lavora e quindi deve.