Come
tanti, per lavoro, sono un consumatore di benzina, per cui circa una
volta a settimana mi reco in un benzinaio dove posso rifornire il mio
mezzo di carburante. Al momento di entrare nel negozietto per pagare,
da oltre un mese, mi ritrovo di fronte la propaganda sfacciata dei
commercianti che intendono sdoganare il lavoro 24 ore su 24 nel
commercio al dettaglio.
Essendo di
animo sindacalista ad ogni occasione ho recriminato con la commessa
per conoscere se la sua opinione in merito alla modifica di legge.
Spesso mi è stato detto che non sono a conoscenza delle proposte
concrete nella modifica di legge e che la campagna esposta è
un’esigenza voluta dalle direzioni delle catene di distribuzione
della benzina.
In quelle
occasioni dove ho potuto scambiare il mio punto di vista con le
impiegate dei negozi è emerso come la stragrande maggioranza delle
lavoratrici si oppongono al lavoro 24 ore su 24, non da ultimo per
delle questioni di sicurezza.
Ora, che i
datori di lavoro sostengono interessi contrapposti a quelli dei
lavoratori non dovrebbe essere una novità, anche se nel nostro paese
sono ancora molti quelli che credono alla favola della pace sociale.
Tuttavia arrivare ad obbligare i propri dipendenti ad esporre una
propaganda contro i loro stessi interessi è contrario al tanto caro
diritto di esprimersi liberamente gli stessi borghesi adorano.
Il
padronato dispone di risorse finanziare molto più elevate che i
sindacati nel condurre la campagna referendaria, nonché una comoda
maggioranza parlamentare, ma tutto questo non basta, bisogna
addirittura umiliare le dipendenti imponendogli di esporre la
propaganda che invita a peggiorare le loro condizioni di lavoro.
Quest’esempio
dimostra ancora una volta che non tutti siamo uguali, c’è chi è
proprietario e quindi può e chi lavora e quindi deve.