sabato 4 giugno 2011

Unia invita gli edili alla lotta

Il caso Lac, il caso FFS, il caso Casada, il caso Barra ormai non se ne può più. Finalmente è ufficiale, il 4 luglio ci sarà una giornata di mobilitazione degli edili promossa da Unia. Lo hanno annunciato i dirigenti del sindacato ribadendo le denunce già rese pubbliche nei mesi scorsi.
Più volte definita una giungla, la vita in cantiere è sempre più dura e il sindacato di sinistra prende la via della mobilitazione con astensione del lavoro, qualcosa che in altri paesi si chiama sciopero. Difronte alla situazione attuale non c'è pace del lavoro che tenga. I contratti collettivi sono sempre meno rispettati, le “piccole” scorrettezze come il non pagamento della trasferta o degli straordinari, il non riconoscimento della qualifiche e i licenziamenti dei lavoratori prossimi alla pensione, sono fenomeni ormai quasi generalizzati.
A questo tipo di abusi, si aggiungono manovre ben più ampie condotte dalle grandi imprese che tendono ad importare modelli di lavoro fallimentari sperimentati in Italia, Spagna e Irlanda. La logica che combina subappalti, lavoro a cottimo e caporalato punta dritto verso un aumento vertiginoso dello sfruttamento degli operai. Tutti questi sistemi non sono altro che il tentativo di rafforzare la concorrenza tra lavoratori favorendo un fortissimo dumping salariale.
In un paese dove non esiste una vera protezione contro il licenziamento, introdurre sistemi di remunerazione legati alla produttività (lavoro a cottimo) non può che favorire i padroni, che potranno fare pressione agli operai mettendoli l'uno contro l'altro.
Il tentativo delle grosse imprese è ben studiato. Rafforzando il subappalto, cercano di scaricare la responsabilità dello sfruttamento brutale sulle spalle delle ditte a cui loro forniscono i lavori, assicurandosi così ampi margini di profitto. Riuscendo ad accaparrarsi gli appalti a prezzi che solo grosse ditte possono permettersi e fissando prezzi bassissimi per i subappaltanti questo tipo di lavoro va a stringere una morsa durissima sugli operai.
L'attacco ai lavoratori è quindi frontale e il contratto collettivo deve rafforzarsi, aumentando la protezione dei lavoratori ad ogni livello. Il CCL è in scadenza a fine anno, ma l'attitudine di molti impresari di primo piano non fa di certo ben sperare.
Riflettendo al degrado delle condizioni di lavoro nell'edilizia si apre uno scenario più ampio. Da un punto materiale, il CCL dei muratori è di gran lungo il migliore. I salari minimi sono tra i più elevati, esiste un pre-pensionamento a 60 anni, si garantiscono 5 o 6 settimane di vacanza e una tredicesima. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se i padroni intendano smantellarlo per avere campo libero nell'applicazione della loro strategia e affondare un attacco generalizzato a tutti i lavoratori e le lavoratrici del nostro paese.
La crisi finanziaria del 2008 ha avuto certo delle ripercussioni, ma la crisi reale non è ancora arrivata. Il buon andamento dell'economia interna, con in testa l'edilizia ha permesso di mantenere un tasso di disoccupazione tra i più bassi del mondo. Il rischio però di una crisi nel settore è dietro l'angolo, molti analisti hanno già ventilato lo sviluppo di una bolla speculativa. Il mantenimento dei tassi ipotecari ai minimi storici per tentare di frenare il rafforzamento del franco, rischia di mandare questa bolla alle stelle.
La situazione di incertezza che aleggia attorno al settore fa pensare che gli impresari vogliano sbarazzarsi di un buon contratto di lavoro prima che arrivi la crisi. In questo modo le grandi aziende potrebbero definitivamente sbarazzarsi dei piccoli concorrenti ed arrivare ad una situazione di oligopolio dove gli verrà ancora più facile intensificare lo sfruttamento a livelli ancora qualche anno fa impensabili.
Difronte ad una situazione del genere la decisione di Unia sembra quasi arrivata in ritardo, mentre sull'altro fronte sindacale, da buoni uregiàt l'OCST non si pronuncia. A sinistra invece c'è d'augurasi che la mobilitazione sia capita e sostenuta da ampie fasce della popolazione e che altre categorie di lavoratori e lavoratrici seguano la via della lotta per difendere e conquistare i propri diritti sul posto di lavoro.