venerdì 22 novembre 2013

Solidarietà ai lavoratori della « Scintilla »


Il Partito Svizzero del Lavoro solidarizza con tutti i lavoratori dell'impresa "Scintilla" di proprietà di Bosch SA, e li invita a promuovere azioni sindacali di lotta, compreso lo sciopero, per contrastare la decisione della direzione del gruppo di delocalizzare lo stabilimento. La multinazionale tedesca, nel 2012, ha ottenuto 2.3 miliardi di euro di utili, è certo che in Svizzera beneficia del segreto bancario e può salvaguardarne una buona parte in barba ai funzionari del fisco tedesco. Nessuna giustificazione può essere avanzata per ridurre gli effettivi nel sito di Zuchwil. 
Al contrario, grazie al duro lavoro effettuato dai 625 lavoratori di "Scintilla", i prodotti Bosch sono venduti in tutto il mondo. La ricompensa minima avrebbe dovuto essere l'introduzione di un prepensionamento a 60 anni e l'aumento a 6 settimane le vacanze all'anno. Il fondatore del gruppo, che già all'inizio del XX secolo aveva introdotto la giornata di 8 ore, aveva un motto "meglio perdere denaro che la fiducia altrui", con certezza oggi non ha più alcun valore. 
Ancora una volta il Partito Svizzero del Lavoro constata che ai lavoratori non resta che rompere la "pace del lavoro" per difendere i loro interessi. Il padronato si fa sempre più arrogante e per qualche virgola di profitto è disposto a mettere alla porta centinaia di lavoratori, che non hanno nessun diritto democratico a questo livello degli "affari". Di fronte questa nuova prova della mancanza di libertà per i più deboli, la nostra proposta di cambiamento politico dove saranno i lavoratori i direttori d'orchestra e la proprietà delle imprese sarà della collettività, ci sembra sempre più d'attualità.


 
Comitato Direttore del Partito Svizzero del Lavoro

venerdì 8 novembre 2013

Di fronte alla crisi : militiamo per un forte Partito Comunista in Svizzera e lottiamo per i diritti, il lavoro, il servizio pubblico e la democrazia

Situazione nel Paese.
La Svizzera è un bel paese, ma non ha niente di fondamentalmente diverso da qualsiasi paese dominato dal capitalismo monopolista e finanziario. Basti specificare lo strapotere del settore finanziario (a partire dai due colossi UBS e Credit Suisse che hanno una cifra d'affari superiore alla spesa dello Stato) e l'accettazione della “concordanza” da parte delle principali forze politiche e della “pace del lavoro” da parte di quasi tutti i sindacati. Od ogni modo, da 150 anni i governi cantonali e il Governo federale conducono delle politiche anti-popolari e da circa 20 anni con più vigore. Dal 2003, con l'entrata in vigore degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea, la situazione ha iniziato a precipitare. Il livellamento del diritto svizzero sulla base del diritto comunitario, in ogni ambito, ha dato slancio ad un pesante attacco padronale che si riassume così:
  • Il lavoro è sempre più precario, sempre meno pagato per un orario sempre più flessibile, con costanti peggioramenti sulla salute dei lavoratori e le lavoratrici, sia nel pubblico che nel privato. La “pace del lavoro” persiste nonostante gli abusi padronali sono onnipresenti ed il lavoro nero è in crescita. Se tra i criminali fossero contabilizzati anche coloro che violano le disposizioni legali e contrattuali sul lavoro, vi sarebbe un esplosione della criminalità degli Svizzeri (imprenditori), alla faccia di chi vuole mettere in croce i migranti.
  • I lavoratori e le lavoratrici hanno assistito quasi inermi ai piani machiavellici della borghesia che in pochi anni ha ridotto drasticamente i diritti sociali. Le assicurazioni sociali sono state in parte già smantellate, per volontà dei partiti borghesi che con l'appoggio del PS preparano già i prossimi tagli, dopo lunghe lotte del movimento operaio per conquistare dei diritti minimi. In particolare la LADI, l'AI, L'AVS, il secondo pilastro sono state duramente colpite.
  • I servizi pubblici sono smantellati uno dopo l'altro: la Posta chiude gli uffici postali ed addotta una conduzione aziendale di stampo privato e i mezzi di trasporto pubblico hanno prezzi sempre più esorbitanti e non soddisfano le esigenze di mobilità. La telefonia la diffusione di internet sono state privatizzate anni fa, provocando una forte speculazione controllata da un cartello di tre aziende con capitale a maggioranza privato.
  • Il diritto umano della sanità gratuita per tutti non è nemmeno sul tavolo di discussione e le casse malati private stanno derubando gli assicurati a suon di miliardi di franchi. Ogni centesimo di profitto delle casse malati è un furto nei confronti di tutta la popolazione svizzera. Nessuno osa chiedere la nazionalizzazione di tutto il sistema sanitario, sia quello medico che quello assicurativo, per cui i monopoli della finanza e del settore farmaceutico continuano a massimizzare i profitti sulla salute di tutti e tutte.
  • L'alloggio è il culmine del paradosso : negli ultimi anni sono stati costruiti un numero record di alloggi, ma la bolla immobiliare ha portato i prezzi e gli affitti alle stelle e nessuno fa niente. Spesso il costo dell'affitto per una famiglia dei ceti popolari rappresenta oltre il 50% delle entrate mensili. La prospettiva della proprietà di una casa è totalmente fittizia, con i prezzi attuali un appartamento modesto per una famiglia costa due volte il capitale di una buona cassa pensione.
  • La scuola è sempre più mercificata e al servizio degli interessi dell’economia privata già dalle scuole dell’obbligo, passando dalle scuole professionali, fino alle università ormai succubi delle multinazionali. Trasformata in un mercato delle conoscenze la scuola riproduce le élite necessarie al sistema con la creazione di scuole di serie A scuole di serie B,C... Z. Senza contare i disagi infrastrutturali dovuti ad un'edilizia scolastica in alcuni casi fatiscente e la mancanza di fondi stanziati per l'assunzione di maestri-e, docenti-e, professori e professoresse, educatori per offrire una formazione di qualità, se in paese povero come Cuba le classi sono in media di 16 alunni perché in Svizzera non ci sono le risorse?! Per sostenere le giovani famiglie e i loro figli è pure necessario migliorare le offerte di asili nido, mense e dopo-scuola durante tutto l'anno civile, come anche il sistema delle borse di studio, affiché tutti i giovani che lo desiderano possano scegliere la carriera universitaria.
  • Gli spazi culturali e sociali e sportivi sono sempre più inaccessibili dal punto di vista finanziario, i clienti diminuiscono perché i salari non bastano più per andare al bar, al cinema, a teatro, a fare un attività sportiva o a sentire un concerto. Inoltre la politica e le forze dell'ordine sono sempre più repressive nei confronti dell'aggregazione popolare.
  • La natura e il mondo agricolo sono sempre più schiacciati dall'egoismo capitalista, senza che venga riconosciuto il ruolo essenziale dei lavoratori del settore per la salvaguardia del territorio e per la produzione di alimenti. La liberalizzazione del mercato, imposta dagli accordi con l'Ue, ha rafforzato a dismisura la concorrenza con i prodotti agricoli dell'Ue, di conseguenza vi è una caduta dei prezzi su scala continentale. Alle aziende agricole svizzere si chiede di raggiungere la sovranità alimentare del paese, ma a causa del potere dei gandi distributori nel fissare (abbassare) i prezzi, si sono fortemente impoverite e non riescono nemmeno a ricavare il necessario per i contadini e per pagare dei salari dignitosi agli operai agricoli. Nel settore spesso si lavorano oltre 50 ore alla settimana, per 2'000 - 3'000 fr al mese. Di fronte ad una crisi di tali proporzioni i contadini più piccoli si fanno invogliare a vendere i terrei agli speculatori immobiliari o ai contadini più grossi che stanno costruendo delle aziende monopoliste.
  • Le donne, che hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1971, sono ancora fortemente discriminate, nonostante l'uguaglianza nei diritti e la parità salariale siano previste dalla legge. Lo scarto salariale tra uomini e donne a pari condizioni e capacità è ancora attorno al 20%, il congedo maternità di 14 settimane è quantomeno ridicolo e il diritto ad abortire è messo in discussione, sebbene sia noto a tutti che nessuna donna interrompe volentieri una gravidanza. La società del consumo, fatta di pubblicità e bisogni effimeri, assieme alla chiesa sono due importanti vettori del patriarcato che vuole delle donne sottomesse agli uomini e superficiali, dove solo l'apparenza è un fattore che le valorizza. A casa sono ancora troppo spesso solo le donne ad occuparsi delle faccende, anche quando hanno un lavoro salariato, provocando la realtà della doppia giornata di lavoro.
  • A causa di Udc e Lega le politiche “anti-stranieri” e securitarie sono state fortemente rafforzate, spostando a destra tutto l'asse politico. La deriva securitaria è arrivata ad imporre la video-sorveglianza quasi ovunque, la schedatura dei cittadini con i dati biometrici, un inasprimento delle limitazioni alle manifestazioni popolari, cancellando ogni rimasuglio di una democrazia liberale che si pretende tale. Gli immigrati sono ancora sprovvisti di molti diritti, a partire da quello di voto, che esclude dalla “democrazia” anche chi è nato e cresciuto in Svizzera, ma non ha fatto la complessa e costosa domanda di naturalizzazione.
Di fronte all'incapacità di risolvere i problemi centrali della maggioranza della popolazione i politici di destra (UDC, PLRT, PPD, Lega) con la partecipazione del PS e dei Verdi, hanno oltretutto aumentato in continuazione le tasse al consumo che tutti devono pagare allo Stato (aumento dell'IVA, tassa sul CO2, tassa sui rifiuti, il bollo dell'autostrada, tassa sul tabacco e l'alcool, ecc.), causando un ulteriore impoverimento dei ceti popolari. Il Partito Comunista ribadisce che i problemi di finanze dello Stato borghese non si risolvono evitando di tassare i ricchi, e tagliando sui miseri diritti dei ceti popolari, ma introducendo una “Tassa dei milionari”, allo scopo di ridistribuire la ricchezza sempre più concentrata in poche mani e far si che sia chi comanda lo Stato a pagare i debiti causati dalla crisi del capitalismo.
Ai grandi monopoli e ai ricchi finanzieri invece sono ancora concessi enormi regali fiscali con sistemi criminali che nessuno nasconde, anzi la destra si vanta di aver creato un grande paradiso fiscale dove vige il “segreto bancario”. Alla maggioranza del popolo del nostro paese però il “segreto bancario” porta solo sacrifici e rinunce, in cambio di false promesse. Un sistema fondato sulla protezione di capitali che sfuggono al fisco dei legittimi paesi non solo è immorale e ingiusto, ma è destinato sprofondare nel profondo rosso quando il settore finanziario occidentale conoscerà altri inevitabili scossoni. La forza lavoro svizzera ha di meglio da offrire che conti “off-shore” che mettono in ginocchio gli Stati di mezzo mondo.
Ad ogni modo, la Svizzera non sarà un'isola felice (ammettendo che ora lo sia) per sempre, la crisi si rafforza anche nel nostro ricco paese. Di fronte alle tragedie di molti paesi d'Europa dove i ceti popolari sono ritornati alla miseria privi dei più elementari diritti, la sinistra deve avere un programma di cambiamento rivoluzionario ben studiato. L'opposizione va fatta al Consiglio Federale e ai partiti che vi sono rappresentati, perché sono loro che ci governano, ma non basta! Bisogna opporsi a tutto il sistema corporativo, consociativo, corrotto che è diretto dagli imprenditori, i politici e dagli alti funzionari dall'amministrazione pubblica.

Cosa facciamo?
Il Partito Svizzero del Lavoro, dal 2008 è di fronte al difficile esercizio di scrivere un programma politico dei comunisti in Svizzera. L'obiettivo è di elaborare la strategia che conduca alla costruzione di un movimento popolare per “una nuova società socialista”. Molte divergenze esistono ancora, anche se la discussione è costruttiva e l'elezione di un nuovo Comitato Direttore al XXI Congresso potrà dare maggiore impulso al processo.
Dal Ticino intendiamo contribuire alla riflessione, affinché si possa presto essere un partito efficace nella lotta di classe su tutto il territorio nazionale, vale a dire costruire un forte partito comunista in tutta la Svizzera. Per arrivarci bisogna raggiungere un'ampia condivisione dei principi del marxismo-leninismo e del modo in cui si interpretano e si applicano rispetto alla realtà nel nostro paese in questo inizio secolo. Il Partito Comunista apre la discussione a tutti i comunisti, dentro e fuori il PSdL, con l'obiettivo di unire le forze di chi lotta per la rivoluzione socialista.
Il Partito Comunista non rimane rinchiuso su se stesso in attesa del nuovo programma, ma interpreta il pensiero di Marx e Engels secondo le esperienze storiche del movimento comunista internazionale, per portare le buone soluzioni politiche, economiche e sociali ai ceti popolari in Svizzera. Le altre fonti di ispirazione sorgono in primo luogo dalle preoccupazioni che esprimono i ceti popolari.
A sinistra bisogna smetterla di fare discussioni infinite nelle innumerevoli commissioni per il dialogo tra interessi antagonisti o per l'unità della sinistra nella forma senza i contenuti. Iniziamo, prima di tutto, a discutere degli interessi dei ceti popolari sui luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle valli, nelle scuole e nelle osterie.
Le forze fedeli alla causa dei ceti popolari devono esprimere le proprie opinioni non solo sui social-network o sui blog e nemmeno sui giornali basta, bisogna occupare lo spazio pubblico, organizzare momenti di lotta per mostrare che siamo tanti a pensarla diversamente. Quali comunisti bisogna saper solidarizzare con le proteste popolari organizzate dalle forze sociali ed evidenziare le giuste mosse per continuare le battaglie, partecipando attivamente alle lotte sul territorio. Tuttavia il nostro obiettivo è la realizzazione di azioni coordinate che denuncino i responsabili dello sfruttamento dei ceti popolari e tutto il sistema dittatoriale del capitale, per poi unire queste esperienze di lotta in un movimento popolare ampio, affinché il vero cambio politico sia possibile.
Con i contraccolpi che si prospettano nei prossimi mesi e nei prossimi anni al seguito del rafforzarsi della crisi, urge intensificare le lotte. Non basta scendere in piazza una volta ogni tanto, bisogna ricominciare a costruire delle stagioni di lotta sul territorio per promuovere gli interessi dei ceti popolari in tutti gli ambiti. Negli ultimi anni il Partito Comunista ha dato la priorità all'organizzare i giovani riuscendo ad unire numerosi militanti, continuando il buon lavoro, bisogna ora radicare il partito tra tutti i ceti popolari. In quest'ottica vi è la necessità rafforzare i legami tra il Partito Comunista e la classe operaia, in particolare l'avanguardia connessa alle lotte sindacali, favorendo lo sviluppo di un fronte sindacale di classe.
Il fronte sindacale di classe segue un metodo che evolve in funzione dello sviluppo delle lotte sindacali sul territorio, non solo in funzione di ciò che fanno i sindacalisti, anzi soprattutto per il rapido susseguirsi di attacchi padronali, contro i quali occorre sostenere piccole e grandi lotte. Il sindacato è chiamato a solidarizzare con esse per guadagnare la fiducia dei lavoratori, per cui il fronte sindacale di classe sostiene una strategia generale per un cambiamento politico, ma necessita d'indipendenza organizzativa e tattica. 

Il principio su cui si fonda un fronte sindacale di classe, in lotta contro il capitalismo, è quello della difesa degli interessi di tutti i lavoratori e le lavoratrici prima di preoccuparsi dell'interesse nazionale borghese, al contrario di quello che fanno i sindacati di sistema (sindacati CES – USS e Travail Suisse). In pratica occorre sviluppare una vasta rete di esperienze e conoscenze sulla maniera di organizzare la lotta per i propri diritti e per un futuro migliore per i ceti popolari. Da queste esperienze i comunisti devono trarre le giuste conclusioni per il proseguo del cammino verso la rivoluzione e il socialismo. 

Cosa vogliamo?
Le emergenze politiche, economiche e sociali sono tante, per cui lottiamo per:
  • l'indipendenza della Svizzera dall'Ue.
  • un nuovo codice dei diritti dei lavoratori e le lavoratrici.
  • un nuovo sistema di previdenza sociale nazionale che comprenda : una AVS rafforzata a scapito del secondo pilastro; una cassa malati pubblica e sociale; ed in generale la garanzia di un reddito per chi non può lavorare.
  • rafforzare i servizi pubblici (FFS e Posta) e nazionalizzare, il sistema bancario, la telefonia, il sistema sanitario e l'energia.
  • una scuola democratica, laica, capace di offire ad ognugno una buona formazione.
  • pianificare degli investimenti della collettività per delle abitazioni popolari.
  • combattere la discriminazione delle donne e arrivare ad una vera uguaglianza.
  • sostenere la cultura, l'arte e lo sport popolari
  • per un'agricoltura che possa concretamente rafforzarsi e svolgere il suo ruolo di protezione della natura e di produzione di alimenti per tutto il paese.
  • l'accoglienza delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie a pari diritti degli Svizzeri
  • fermare i maltrattamenti riservati ai migranti.
Non ci limitiamo all'opposizione, se diciamo basta alle politiche padronali e di destra è perché rivendichiamo una politica nuova dove si ridefiniscano i rapporti sociali in favore dei lavoratori e le lavoratrici e dei ceti popolari.
Vogliamo lottare fino in fondo per un cambiamento di politica, frutto di un movimento popolare, fedele ai principi dell'unità e la solidarietà tra tutti i lavoratori e la pace tra i popoli di tutto il mondo. La lotta si fa contro il capitalismo e la classe dei ricchi reazionari imperialisti, i loro tirapiedi fascisti e il sistema statale che li rappresenta. Il cambiamento che vogliono i comunisti sta nel rivoluzionare i principi dello Stato e dell'economia, affinché non siano più quelli di una società capitalista, ma s’inizi a costruire il socialismo.
I principi fondamentali del socialismo, i quali vanno applicati in fase con lo stato di cose presenti, sono: l'instaurazione della dittatura del proletariato e della democrazia popolare, la collettivizzazione tendenziale di tutti i mezzi di produzione e delle terre, la pianificazione centralizzata dell'economia.
In altre parole i comunisti lottano per una società progressista dove la democrazia sarà completamente rivista, affinché ognuno abbia la possibilità di esprime la propria opinione su ciò che lo riguarda o è d'interesse comune, e dove nessuno può comprarsi i diritti o dei privilegi. È giunto il momento in cui chi lavora inizi a rivendicare non più migliori condizioni, ma di prendere in mano la direzione della produzione e della società, senza più azionisti, manager strapagati e politici borghesi. Solo così ognuno potrà dare secondo le proprie capacità, per avere ognuno secondo le proprie necessità, nonché riportare l'umanità in armonia con la natura.