Situazione
nel Paese.
La
Svizzera è un bel paese, ma non ha niente di fondamentalmente
diverso da qualsiasi paese dominato dal capitalismo monopolista e
finanziario. Basti specificare lo strapotere del settore finanziario
(a partire dai due colossi UBS e Credit Suisse che hanno una cifra
d'affari superiore alla spesa dello Stato) e l'accettazione della
“concordanza” da parte delle principali forze politiche e della
“pace del lavoro” da parte di quasi tutti i sindacati. Od ogni
modo, da 150 anni i governi cantonali e il Governo federale conducono
delle politiche anti-popolari e da circa 20 anni con più vigore. Dal
2003, con l'entrata in vigore degli accordi bilaterali tra Svizzera e
Unione Europea, la situazione ha iniziato a precipitare. Il
livellamento del diritto svizzero sulla base del diritto comunitario,
in ogni ambito, ha dato slancio ad un pesante attacco padronale che
si riassume così:
Il
lavoro è sempre più precario, sempre meno pagato per un orario
sempre più flessibile, con costanti peggioramenti sulla salute dei
lavoratori e le lavoratrici, sia nel pubblico che nel privato. La
“pace del lavoro” persiste nonostante gli abusi padronali sono
onnipresenti ed il lavoro nero è in crescita. Se tra i criminali
fossero contabilizzati anche coloro che violano le disposizioni
legali e contrattuali sul lavoro, vi sarebbe un esplosione della
criminalità degli Svizzeri (imprenditori), alla faccia di chi vuole
mettere in croce i migranti.
I
lavoratori e le lavoratrici hanno assistito quasi inermi ai piani
machiavellici della borghesia che in pochi anni ha ridotto
drasticamente i diritti sociali. Le assicurazioni sociali sono state
in parte già smantellate, per volontà dei partiti borghesi che con
l'appoggio del PS preparano già i prossimi tagli, dopo lunghe lotte
del movimento operaio per conquistare dei diritti minimi. In
particolare la LADI, l'AI, L'AVS, il secondo pilastro sono state
duramente colpite.
I
servizi pubblici sono smantellati uno dopo l'altro: la Posta chiude
gli uffici postali ed addotta una conduzione aziendale di stampo
privato e i mezzi di trasporto pubblico hanno prezzi sempre più
esorbitanti e non soddisfano le esigenze di mobilità. La telefonia
la diffusione di internet sono state privatizzate anni fa,
provocando una forte speculazione controllata da un cartello di tre
aziende con capitale a maggioranza privato.
Il
diritto umano della sanità gratuita per tutti non è nemmeno sul
tavolo di discussione e le casse malati private stanno derubando gli
assicurati a suon di miliardi di franchi. Ogni centesimo di profitto
delle casse malati è un furto nei confronti di tutta la popolazione
svizzera. Nessuno osa chiedere la nazionalizzazione di tutto il
sistema sanitario, sia quello medico che quello assicurativo, per
cui i monopoli della finanza e del settore farmaceutico continuano a
massimizzare i profitti sulla salute di tutti e tutte.
L'alloggio
è il culmine del paradosso : negli ultimi anni sono stati costruiti
un numero record di alloggi, ma la bolla immobiliare ha portato i
prezzi e gli affitti alle stelle e nessuno fa niente. Spesso il
costo dell'affitto per una famiglia dei ceti popolari rappresenta
oltre il 50% delle entrate mensili. La prospettiva della proprietà
di una casa è totalmente fittizia, con i prezzi attuali un
appartamento modesto per una famiglia costa due volte il capitale di
una buona cassa pensione.
La
scuola è sempre più mercificata e al servizio degli interessi
dell’economia privata già dalle scuole dell’obbligo, passando
dalle scuole professionali, fino alle università ormai succubi
delle multinazionali. Trasformata in un mercato delle conoscenze la
scuola riproduce le élite necessarie al sistema con la creazione di
scuole di serie A scuole di serie B,C... Z. Senza contare i disagi
infrastrutturali dovuti ad un'edilizia scolastica in alcuni casi
fatiscente e la mancanza di fondi stanziati per l'assunzione di
maestri-e, docenti-e, professori e professoresse, educatori per
offrire una formazione di qualità, se in paese povero come Cuba le
classi sono in media di 16 alunni perché in Svizzera non ci sono le
risorse?! Per sostenere le giovani famiglie e i loro figli è pure
necessario migliorare le offerte di asili nido, mense e dopo-scuola
durante tutto l'anno civile, come anche il sistema delle borse di
studio, affiché tutti i giovani che lo desiderano possano scegliere
la carriera universitaria.
Gli
spazi culturali e sociali e sportivi sono sempre più inaccessibili
dal punto di vista finanziario, i clienti diminuiscono perché i
salari non bastano più per andare al bar, al cinema, a teatro, a
fare un attività sportiva o a sentire un concerto. Inoltre la
politica e le forze dell'ordine sono sempre più repressive nei
confronti dell'aggregazione popolare.
La
natura e il mondo agricolo sono sempre più schiacciati dall'egoismo
capitalista, senza che venga riconosciuto il ruolo essenziale dei
lavoratori del settore per la salvaguardia del territorio e per la
produzione di alimenti. La liberalizzazione del mercato, imposta
dagli accordi con l'Ue, ha rafforzato a dismisura la concorrenza con
i prodotti agricoli dell'Ue, di conseguenza vi è una caduta dei
prezzi su scala continentale. Alle aziende agricole svizzere si
chiede di raggiungere la sovranità alimentare del paese, ma a causa
del potere dei gandi distributori nel fissare (abbassare) i prezzi,
si sono fortemente impoverite e non riescono nemmeno a ricavare il
necessario per i contadini e per pagare dei salari dignitosi agli
operai agricoli. Nel settore spesso si lavorano oltre 50 ore alla
settimana, per 2'000 - 3'000 fr al mese. Di fronte ad una crisi di
tali proporzioni i contadini più piccoli si fanno invogliare a
vendere i terrei agli speculatori immobiliari o ai contadini più
grossi che stanno costruendo delle aziende monopoliste.
Le
donne, che hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1971, sono
ancora fortemente discriminate, nonostante l'uguaglianza nei diritti
e la parità salariale siano previste dalla legge. Lo scarto
salariale tra uomini e donne a pari condizioni e capacità è ancora
attorno al 20%, il congedo maternità di 14 settimane è quantomeno
ridicolo e il diritto ad abortire è messo in discussione, sebbene
sia noto a tutti che nessuna donna interrompe volentieri una
gravidanza. La società del consumo, fatta di pubblicità e bisogni
effimeri, assieme alla chiesa sono due importanti vettori del
patriarcato che vuole delle donne sottomesse agli uomini e
superficiali, dove solo l'apparenza è un fattore che le valorizza.
A casa sono ancora troppo spesso solo le donne ad occuparsi delle
faccende, anche quando hanno un lavoro salariato, provocando la
realtà della doppia giornata di lavoro.
A
causa di Udc e Lega le politiche “anti-stranieri” e securitarie
sono state fortemente rafforzate, spostando a destra tutto l'asse
politico. La deriva securitaria è arrivata ad imporre la
video-sorveglianza quasi ovunque, la schedatura dei cittadini con i
dati biometrici, un inasprimento delle limitazioni alle
manifestazioni popolari, cancellando ogni rimasuglio di una
democrazia liberale che si pretende tale. Gli immigrati sono ancora
sprovvisti di molti diritti, a partire da quello di voto, che
esclude dalla “democrazia” anche chi è nato e cresciuto in
Svizzera, ma non ha fatto la complessa e costosa domanda di
naturalizzazione.
Di fronte
all'incapacità di risolvere i problemi centrali della maggioranza
della popolazione i politici di destra (UDC, PLRT, PPD, Lega) con la
partecipazione del PS e dei Verdi, hanno oltretutto aumentato in
continuazione le tasse al consumo che tutti devono pagare allo Stato
(aumento dell'IVA, tassa sul CO2, tassa sui rifiuti, il bollo
dell'autostrada, tassa sul tabacco e l'alcool, ecc.), causando un
ulteriore impoverimento dei ceti popolari. Il Partito Comunista
ribadisce che i problemi di finanze dello Stato borghese non si
risolvono evitando di tassare i ricchi, e tagliando sui miseri
diritti dei ceti popolari, ma introducendo una “Tassa dei
milionari”, allo scopo di ridistribuire la ricchezza sempre più
concentrata in poche mani e far si che sia chi comanda lo Stato a
pagare i debiti causati dalla crisi del capitalismo.
Ai grandi
monopoli e ai ricchi finanzieri invece sono ancora concessi enormi
regali fiscali con sistemi criminali che nessuno nasconde, anzi la
destra si vanta di aver creato un grande paradiso fiscale dove vige
il “segreto bancario”. Alla maggioranza del popolo del nostro
paese però il “segreto bancario” porta solo sacrifici e rinunce,
in cambio di false promesse. Un sistema fondato sulla protezione di
capitali che sfuggono al fisco dei legittimi paesi non solo è
immorale e ingiusto, ma è destinato sprofondare nel profondo rosso
quando il settore finanziario occidentale conoscerà altri
inevitabili scossoni. La forza lavoro svizzera ha di meglio da
offrire che conti “off-shore” che mettono in ginocchio gli Stati
di mezzo mondo.
Ad ogni
modo, la Svizzera non sarà un'isola felice (ammettendo che ora lo
sia) per sempre, la crisi si rafforza anche nel nostro ricco paese.
Di fronte alle tragedie di molti paesi d'Europa dove i ceti popolari
sono ritornati alla miseria privi dei più elementari diritti, la
sinistra deve avere un programma di cambiamento rivoluzionario ben
studiato. L'opposizione va fatta al Consiglio Federale e ai partiti
che vi sono rappresentati, perché sono loro che ci governano, ma non
basta! Bisogna opporsi a tutto il sistema corporativo, consociativo,
corrotto che è diretto dagli imprenditori, i politici e dagli alti
funzionari dall'amministrazione pubblica.
Cosa
facciamo?
Il
Partito Svizzero del Lavoro, dal 2008 è di fronte al difficile
esercizio di scrivere un programma politico dei comunisti in
Svizzera. L'obiettivo è di elaborare la strategia che conduca alla
costruzione di un movimento popolare per “una nuova società
socialista”. Molte divergenze esistono ancora, anche se la
discussione è costruttiva e l'elezione di un nuovo Comitato
Direttore al XXI Congresso potrà dare maggiore impulso al processo.
Dal
Ticino intendiamo contribuire alla riflessione, affinché si possa
presto essere un partito efficace nella lotta di classe su tutto il
territorio nazionale, vale a dire costruire un forte partito
comunista in tutta la Svizzera. Per arrivarci bisogna raggiungere
un'ampia condivisione dei principi del marxismo-leninismo e del modo
in cui si interpretano e si applicano rispetto alla realtà nel
nostro paese in questo inizio secolo. Il Partito Comunista apre la
discussione a tutti i comunisti, dentro e fuori il PSdL, con
l'obiettivo di unire le forze di chi lotta per la rivoluzione
socialista.
Il
Partito Comunista non rimane rinchiuso su se stesso in attesa del
nuovo programma, ma interpreta il pensiero di Marx e Engels secondo
le esperienze storiche del movimento comunista internazionale, per
portare le buone soluzioni politiche, economiche e sociali ai ceti
popolari in Svizzera. Le altre fonti di ispirazione sorgono in primo
luogo dalle preoccupazioni che esprimono i ceti popolari.
A
sinistra bisogna smetterla di fare discussioni infinite nelle
innumerevoli commissioni per il dialogo tra interessi antagonisti o
per l'unità della sinistra nella forma senza i contenuti. Iniziamo,
prima di tutto, a discutere degli interessi dei ceti popolari sui
luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle valli, nelle scuole e nelle
osterie.
Le forze
fedeli alla causa dei ceti popolari devono esprimere le proprie
opinioni non solo sui social-network o sui blog e nemmeno sui
giornali basta, bisogna occupare lo spazio pubblico, organizzare
momenti di lotta per mostrare che siamo tanti a pensarla
diversamente. Quali comunisti bisogna saper solidarizzare con le
proteste popolari organizzate dalle forze sociali ed evidenziare le
giuste mosse per continuare le battaglie, partecipando attivamente
alle lotte sul territorio. Tuttavia il nostro obiettivo è la
realizzazione di azioni coordinate che denuncino i responsabili dello
sfruttamento dei ceti popolari e tutto il sistema dittatoriale del
capitale, per poi unire queste esperienze di lotta in un movimento
popolare ampio, affinché il vero cambio politico sia possibile.
Con i
contraccolpi che si prospettano nei prossimi mesi e nei prossimi anni
al seguito del rafforzarsi della crisi, urge intensificare le lotte.
Non basta scendere in piazza una volta ogni tanto, bisogna
ricominciare a costruire delle stagioni di lotta sul territorio per
promuovere gli interessi dei ceti popolari in tutti gli ambiti. Negli
ultimi anni il Partito Comunista ha dato la priorità all'organizzare
i giovani riuscendo ad unire numerosi militanti, continuando il buon
lavoro, bisogna ora radicare il partito tra tutti i ceti popolari. In
quest'ottica vi è la necessità rafforzare i legami tra il Partito
Comunista e la classe operaia, in particolare l'avanguardia connessa
alle lotte sindacali, favorendo lo sviluppo di un fronte sindacale di
classe.
Il fronte sindacale di classe segue un metodo che evolve in funzione
dello sviluppo delle lotte sindacali sul territorio, non solo in
funzione di ciò che fanno i sindacalisti, anzi soprattutto per il
rapido susseguirsi di attacchi padronali, contro i quali occorre
sostenere piccole e grandi lotte. Il sindacato è chiamato a
solidarizzare con esse per guadagnare la fiducia dei lavoratori, per
cui il fronte sindacale di classe sostiene una strategia generale per
un cambiamento politico, ma necessita d'indipendenza organizzativa e
tattica.
Il principio su cui si fonda un fronte sindacale di classe, in lotta
contro il capitalismo, è quello della difesa degli interessi di
tutti i lavoratori e le lavoratrici prima di preoccuparsi
dell'interesse nazionale borghese, al contrario di quello che fanno i
sindacati di sistema (sindacati CES – USS e Travail Suisse). In
pratica occorre sviluppare una vasta rete di esperienze e conoscenze
sulla maniera di organizzare la lotta per i propri diritti e per un
futuro migliore per i ceti popolari. Da queste esperienze i comunisti
devono trarre le giuste conclusioni per il proseguo del cammino verso
la rivoluzione e il socialismo.
Cosa
vogliamo?
Le
emergenze politiche, economiche e sociali sono tante, per cui
lottiamo per:
l'indipendenza
della Svizzera dall'Ue.
un
nuovo codice dei diritti dei lavoratori e le lavoratrici.
un
nuovo sistema di previdenza sociale nazionale che comprenda : una
AVS rafforzata a scapito del secondo pilastro; una cassa malati
pubblica e sociale; ed in generale la garanzia di un reddito per chi
non può lavorare.
rafforzare
i servizi pubblici (FFS e Posta) e nazionalizzare, il sistema
bancario, la telefonia, il sistema sanitario e l'energia.
una
scuola democratica, laica, capace di offire ad ognugno una buona
formazione.
pianificare
degli investimenti della collettività per delle abitazioni
popolari.
combattere
la discriminazione delle donne e arrivare ad una vera uguaglianza.
sostenere
la cultura, l'arte e lo sport popolari
per
un'agricoltura che possa concretamente rafforzarsi e svolgere il suo
ruolo di protezione della natura e di produzione di alimenti per
tutto il paese.
l'accoglienza
delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie a
pari diritti degli Svizzeri
fermare
i maltrattamenti riservati ai migranti.
Non ci
limitiamo all'opposizione, se diciamo basta alle politiche padronali
e di destra è perché rivendichiamo una politica nuova dove si
ridefiniscano i rapporti sociali in favore dei lavoratori e le
lavoratrici e dei ceti popolari.
Vogliamo
lottare fino in fondo per un cambiamento di politica, frutto di un
movimento popolare, fedele ai principi dell'unità e la solidarietà
tra tutti i lavoratori e la pace tra i popoli di tutto il mondo. La
lotta si fa contro il capitalismo e la classe dei ricchi reazionari
imperialisti, i loro tirapiedi fascisti e il sistema statale che li
rappresenta. Il cambiamento che vogliono i comunisti sta nel
rivoluzionare i principi dello Stato e dell'economia, affinché non
siano più quelli di una società capitalista, ma s’inizi a
costruire il socialismo.
I
principi fondamentali del socialismo, i quali vanno applicati in fase
con lo stato di cose presenti, sono: l'instaurazione della dittatura
del proletariato e della democrazia popolare, la collettivizzazione
tendenziale di tutti i mezzi di produzione e delle terre, la
pianificazione centralizzata dell'economia.
In altre
parole i comunisti lottano per una società progressista dove la
democrazia sarà completamente rivista, affinché ognuno abbia la
possibilità di esprime la propria opinione su ciò che lo riguarda o
è d'interesse comune, e dove nessuno può comprarsi i diritti o dei
privilegi. È giunto il momento in cui chi lavora inizi a rivendicare
non più migliori condizioni, ma di prendere in mano la direzione
della produzione e della società, senza più azionisti, manager
strapagati e politici borghesi. Solo così ognuno potrà dare secondo
le proprie capacità, per avere ognuno secondo le proprie necessità,
nonché riportare l'umanità in armonia con la natura.