domenica 4 dicembre 2011

Successo per lo sciopero degli operai edili

I sindacati lanciano accuse di mafia sui cantieri e propongono lo sciopero generale.

Venerdì due dicembre gli edili sono nuovamente scesi in piazza, questa volta a Bellinzona. Una fiumana di bandiere rosse e arancioni hanno attraversato le strade della capitale del Ticino per difendere il contratto collettivo e denunciare le sempre più scandenti condizioni di lavoro.
La mole di lavoro nel settore è tantissima, parlare di crisi è deleterio, per cui non si può certo chiedere agli operai di stringere la cinghia, come se non l'avessero mai fatto negli ultimi anni. Invece gli impresari costruttori vogliono ridiscutere ancora una volta i diritti, rivedere al ribasso i salari, aumentare la flessibilità e il precariato. Il Partito Comunista ha giudicato le proposte degli impresari come un obiettivo di "flessibilità e regolamentazione moderna del mercato del lavoro", vale a dire "preparatevi, la crisi ve la faremo pagare"!!!
In effetti, se la crisi nel settore non c'è ancora, con ogni probabilità ci sarà. I tassi d'interesse ai minimi storici dovranno essere aumentati nel momento in cui le banche avranno bisogno di maggiori profitti. Tenere d'occhio l'andamento dei tassi d'interesse è importante nella misura in cui si riesce a prevedere come evolverà la mole di lavoro nel settore edile ed i padroni lo sanno bene. Il loro tentativo di rinnovare il CCL solo per un anno è stato giustamente rifiutato da Unia e OCST, nella misura in cui non serviva a nulla rinnovare un contratto tale e quale solo per 12 mesi e ritrovarsi con un rinnovo magari più difficile, magari a causa di un calo del lavoro.
Per cui è stato importante mobilitare gli edili che hanno dimostrato, almeno in Ticino di voler un buon contratto collettivo e di non accettare le prese in giro degli impresari. Il corteo ha bloccato per due ore le strade del centro di Bellinzona, fermandosi a salutare gli operai delle Officine FFS e soprattutto sotto la sede degli impresari e costruttori dove sono state dette delle parole grosse. Borelli e Lurati del sindacato Unia hanno denunciato la presenza della n'drangheta e di vari gruppi della malavita organizzata presenti sui cantieri. Borelli ha continuato dicendo che a fronte di tali situazioni non si può nemmeno accettare un contratto così com'è, ma deve essere migliorato proteggendo meglio questi lavoratori. In particolare il sindacato social-democratico insiste sull'idea che la responsabilità solidale tra imprese coinvolte in appalti e sub-appalti. Dal canto suo, il responsabile del sindacato cattolico Paolo Locatelli, lancia, a dire il vero un po' nel vuoto, un appello per uno sciopero generale.
La mobilitazione è stata un successo, sebbene la repressione sui lavoratori è aumentata rispetto a solo 6 mesi fa. In molte occasioni i sindacalisti che hanno organizzato i picchetti di sciopero si sono confrontati a cantieri chiusi a chiave dall'interno per impedire agli operai di partecipare, direttori di azienda che minacciano in qualsiasi modo i loro dipendenti. In un cantiere di Implenia un capò inviato dalla direzione dell'impresa un importante cantiere del locarnese ha minacciato gli operai vociando : “ ognuno di voi può scegliere se partecipare oggi, ma è anche in chiaro quali possono essere le conseguenze..” lasciando chiaramente intendere che a rischio è il posto di lavoro. Un'altra ditta che bisogna citare è quella del leghista Michele Barra, dove il clima di terrore instaurato quasi scientificamente ha impedito alla maggior parte degli operai di venire, nonostante ci fosse una volontà chiara da parte loro. Il comportamento di Barra è ulteriormente scandaloso se si pensa che è un deputato in Granconsiglio e vice-presidente della SSIC.
Le lotte degli edili dimostrano che quando si tratta di conflitto tra lavoratori e capitalisti non c'è più libertà e democrazia che tenga, i diritti si devono conquistare con la lotta, una lotta che diventa dura non appena il movimento operaio assume una minima parvenza di minaccia per gli interessi borghesi. Per cui, quando si lotta per i diritti bisogna essere coscienti che lo scontro esce dalle “regole” del nostro paese, che non servono ad altro che alla tutela della pace del lavoro.
Da sottolineare che a sinistra, i tradizionali partiti della classe operaia hanno sostenuto la moblitazione. Il Partito Comunista ha approvato al suo ultimo congresso una risoluzione dove si chiede la fine della pace del lavoro e l'inizio di un periodo di lotta per migliorare le condizioni di lavoro. Le rivendicazioni lanciate partono dall'idea che per ristabilire un cliam di lavoro sano in cantiere ci vuole un solo contratto collettivo per tutto il settore della costruzione edile che preveda il divieto delle agenzie di lavoro interinale e del sub-appalto per diminuire la precarietà sui posti di lavoro; una protezione contro il licenziamento di tutti i lavoratori, in particolare dei delegati sindacali e i colleghi più anziani; un salario minimo per tutte le professioni del cantiere di almeno 5'000 fr e degli aumenti salariali del 10%, per contrastare l'aumento dei prezzi; una settimana di lavoro di 35 ore per più tempo libero e riposo.
Dal canto suo il Partito Socialista non ha diramato delle posizioni ufficiali, ma è stato “invitato” dalle centrali sindacali a parlare davanti agli operai. Il presidente del PS ha ripreso le posizioni di Unia e OCST, aggiungendo che è importante riuscire a conciliare gli interessi di chi lavora e degli impresari... al lettore la scelta tra quale partito intende sinceramente difendere gli operai e quello che sfrutta la rabbia di chi lavora per farsi bello in televisione.