Nella piccola repubblica ticinese, gli ultimi anni sono stati quelli
dello sviluppo urbano più intenso, totalmente proiettati verso
Alptransit e l'aumento del traffico sul Gottardo con enormi
aspettative di crescita sia economiche che demografiche. Al sud del
cantone le città si sono estese fino ad inglobare tutti i paesi
limitrofi, i campi sono stati occupati da industrie, magazzini e
centri commerciali. La trasformazione di Lugano da borgo di pescatori
e commercianti a piattaforma in lingua italiana del paradiso fiscale
Svizzera, ha sbilanciato completamente gli equilibri cantonali. Lo
sviluppo economico, dal dopo guerra ad oggi, ha portato ad una
trasformazione del Ticino da paese agricolo a polo della finanza
internazionale. Una finanza importante quanto basta per scombussolare
la stabilità del piccolo cantone, portando affari molto più grandi
(e loschi) di quello che il popolo ticinese aveva conosciuto.
L'afflusso di calpitale internazionale sulle rive del Ceresio si
trasforma spesso in capitale immobiliare, facendo esplodere la
domanda di abitazioni e di conseguenza i loro prezzi.
Questo sviluppo non sarà però eterno, la speculazione è un gioco
pericoloso, ed arriverà il giorno non molto lontano in cui i
banchieri luganesi, troppo ingolositi, ci spingeranno in una grande
crisi economica. Gli attuali ritmi di crescita del mercato
immobiliare svizzero corrispondono, se prendiamo gli ultimi diceci
anni, ad un aumento del 33%. I bassi tassi ipotecari e l'altissimo
valore del suolo Svizzero attirano molti capitali di investitori
stranieri che nei momenti di crisi dei grandi mercati finaziari
statunitensi ed europei, trovano maggiori profitti e stabilità.
Il giorno però in cui il capitale internazionale sarà nuovamente in
preda a degli scossoni, la possibilità di un'esplosione della bolla
immobilirare sarà più che reale. La grande crisi del capitalismo,
in Svizzera, arriverà quando finirà l'impennata dei prezzi delle
costruzioni. Se i casi di Stati Uniti, Irlanda, Portogallo, Grecia e
Spagna ecc. possono insegnarci qualcosa, è che la crisi immobiliare
si propaga in buona parte dell'economia nazionale, con all'orizzonte
nuove richieste d'aiuto alla Confederazione da parte delle banche.
Per la maggioranza della popolazione residente che ha comprato casa,
la proprietà dell'abitazione è infatti ancora un miraggio. La
facile concessione di crediti non significa un aumento dei
proprietairi. La maggior parte dei proprietari si sono impegnati ad
estinguere dei mutui decenali, con la prospettiva di una stagnazione
se non una diminuzione dei salari. La risposta delle banche alla
caduta dei prezzi delle abitazioni sarà l'aumento dei tassi
d'interesse, mandando sul lastrico numerose famiglie. Nel nostro
cantone non siamo stati capaci di frenare la sete di profitto dei
finanzieri, sperando ognuno di raccimolare qualche briciola, mentre
se non lotteremo uniti ci trovereno senza casa e con la natura e le
eredità culturali irrimediabilmente rovinate.
Da anni la classe politica ticinese è una cerchia
liberal-massone-ciellina, che fonda il proprio potere economico nelle
banche luganesi, nelle crescenti industrie sparse su tutto il
territorio - Mendrisiotto, Luganese, Locarnese, Bellinzonese e le Tre
Valli e negli innumerevoli centri commerciali diventati mete
“turistiche”. Chi fissa le regole del gioco, chi fa le scelte
economiche fondamentali, chi sfrutta la maggioranza dei cittadini del
cantone sono loro.
Lega dei Ticinesi di Giuliano Bignasca, movimento di estrema-destra è
distruttore del dialogo democratico, dell'essere cittadino, del
concetto di bene comune e della solidarietà. Il ventennio leghista
ha portato ad un forte spostamento a destra di tutte le altre
formazioni politiche. Buona parte del Plrt è più liberale
autoritario, rispetto ai valori radicali della democrazia,
l'istruzione pubblica e la laicità. Il Ppd, oggi ferro di lancio
della borghesia per sonociolare il nuovo tentativo d'adesione all'Ue,
si sta riscoprendo il partito conservatore come ai tempi delle
amicizie con Mussolini. L'Udc sta facendo la sua entrata in scena
anche in Ticino riuscendo a portare il partito di Blocher a sud della
Alpi.
I borghesi hanno spinto per uno sviluppo cantonale fondato sugli
elementi più reazionari del capitalismo : da un lato il traffico di
denaro sporco e tutto quello che ci corre accanto (armi, droga,
prostituzione, gioco d'azzardo, ecc) e dall'altro la speculazione
finaziaria sulla natura e la cultura. La manna finanziaria che
viviamo oggi, grazie al maledetto segreto bancario, alla posizione di
transito tra Milano e il nord dell'Europa, alla libera circolazione
dei capitali, delle merci e delle persone con l'Ue, ha creato un
vortice speculativo totalmente estraneo al popolo ticinese.
I cittadini del nostro cantone hanno una sola grande responsabilità:
quella di aver concesso alla Lega la gestione della pianificazione
del territorio. Borradori, “l'amatissimo” Consigliere di Stato
della Lega, è il principale responsabile della politica assurda di
non pianificazione nella gestione del territorio. Grazie a quello che
potrebbe essere il prossimo sindaco di Lugano, il nostro cantone ha
sacrificato spazi importanti per costruire un'ammasso di palazzi e
palazzoni alla rinfusa. Vecchi immobili lasciati marcire sono
accostati a palazzi chic moderni, frabbriche nascono accanto a
quartieri residenziali o nel bel mezzo dei campi agricoli, ville di
ricchi Svizzeri o stranieri si incrostano sulle rive dei laghi e
sulle colline soleggiate.
Negli ultimi mesi sono apparsi, sia a destra che ha sinistra,
politici pronti ad impugnare le spade contro la malavita organizzata.
Sebbene la piaga sia ormai profonda, bisogna essere chiari: in
Svizzera la costituzione non punisce, ma favorisce, l'associazione a
delinquere a scopo di lucro. Non si deve perdere di vista che
nell'illegalità del diritto borghese, vigono ancora più selvagge le
leggi di mercato e del capitale. L'interruttore del sistema rimane il
potere legalmente costituito e le regole imposte dalle autorità
politiche attuali compromesse con l'Ue. Il modello politico svizzero
non è nient'altro che un prototipo estremamente affinato del
capitalismo. Le autorità politiche svizzere sono pienamente
coscienti e rivendicano il modello di sviluppo capitalista e di
destra che hanno imboccato. Le stesse forze dovranno però essere
pronte ad assumerne le conseguenze quando gli andrà male.
Contro il potere installatosi in Ticino, le sinistre si sono
dimostrate impreparate nel costruire l'alternativa al capitalismo e
alla speculazione. Rincorrendo l'unità all'inizio degli anni
novanta, molti hanno seguito quel progetto politico fallimentare che
ha imbrigliato il PS, nato dal progressivo avvicinamento tra PSA e
PST, nelle maglie del PSS. Sotto la guida di don Manuele Bertoli, ha
abbandonato lo spirito di lotta e idealismo del PSA e della
presidenza Biscossa. Lo sciopero della funzione pubblica del 5
dicembre è stato il primo vero banco di prova per il nuovo PS di
Saverio Lurati. La mobilitazione è riuscita, molti i giovani guidati
dal Sisa, coscienti della fase storica, che hanno animato nn corteo
di solidarietà accanto agli operai dei trasporti, in favore di
operai e impiegati pubblici, docenti e professori, in nome della
difesa della scuola e del servizio pubblico. Gli slogan del PS sono
pochi e negli schemi della concertazione e la pace sociale, Lurati ha
più carisma di Bertoli e questo non può che far bene al movimento
popolare che riprende vigore in Ticino, ma in questa mobilitazione
non si è vista nessuna rottura nel contenuto.
Il PdL, quale forza della tradizione comunista sovietica, è stato
sull'orlo della sepoltura, dilaniato da lotte di piccolo conto per
accaparrarsi i residuati bellici dell'Urss. Oggi la sezione ticinese
del PdL, con il nome Partito Comunista, prepara la ricostruzione di
un partito di classe, fedele ai principi della rivoluzione socialista
e dell'internazionalismo. Questo compito è affidato a dei giovani
impegnati e con ancora molta strada da compiere, forse acerbi ma
sicuramente genuini.
A sinistra, chi ci sta davvero, non si può più stare a guardare,
urge ricominciare a chiederci che fare e
finirla di perdere tempo con tatticismi politici. La
crisi mondiale del capitalismo avanza, sia in termini di fallimento
economico che di tensioni militari tra grandi potenze, senza mai
dimenticare l'allarme clima. Se in Svizzera, la crisi coglierà di
sorpresa i lavoratori e i ceti popolari, si abbatterà ancora con
maggiore violenza, col rischio di riportare grande povertà e miseria
anche nel nostro ricco paese. Bisogna riportare sul territorio una
lotta comune negli interessi del mondo del lavoro e dei ceti
popolari, riportando la speranza di un mondo nuovo, fatto di pace,
sicurezza sociale e armonia con la natura. Bisogna recupare il legame
con quei proletari che non sanno nemmeno più di esserlo, coloro che
non hanno più nient'altro da perdere che le catene imposte dagli
imprenditori: niente risparmi, niente case, pochi miseri diritti e
salari sempre più bassi.
Il Partito Comunista sta provando a tradurre nella pratica, la
responsabilità storica del nome ripreso nel 2007. La priorità dei
prossimi anni dovrà essere lo sviluppo del movimento operaio e
popolare in Svizzera, affinché si possa contestare con forza
l'attuale ordine costituzionale, repressivo e paternalista, in cui
solo pochi capitalisti possono decidere della sorte di milioni di
lavoratori e cittadini. Quali comunisti, bisogna pure riconoscere
l'importanza fondamentale che ricoprono i lavoratori del settore
produttivo. Assieme ai comunisti, la classe operaia dovrà imparare a
gestire democraticamente gli stabilimenti e le vie di comunicazione
assenziali alla vita in comune, senza più la vigilanza dei manager
strapagati e gli azionisti oziosi.
La necessità di cambiare politica è sempre più impellente, ma
quasi più nessuno ha il coraggio di proporre ai lavoratori e ai ceti
popolari di lottare pensando ad un futuro migliore.