mercoledì 16 aprile 2014

Dopo il 9 febbraio la politica estera della Svizzera deve adeguarsi.


I comunisti s'impegnano per dei nuovi accordi con i paesi d'Europa, ma alle condizioni dei lavoratori.
In Svizzera, la politica europea è una delle questioni più discusse e scalda gli animi dei cittadini e delle cittadine. I dirigenti politici hanno il terrore di doverla difendere difronte al popolo, soprattutto dopo che nel 1992 abbiamo votato “no” allo spazio economico europeo. Le relazioni tra la Svizzera e l'Ue si sono quindi sviluppate, a partire dal 1999, con dei trattati bilaterali, che in sostanza applicano il diritto comunitario in Svizzera. In votazione popolare i trattati bilaterali sono sempre stati accettati, difesi dalla maggioranza delle forze politiche, compresi i “comunisti”, salvo l'Unione Democratica di Centro e la Lega dei Ticinesi. Dal centro-destra all'estrema sinistra, tutti sostenevano come sia la sola via possibile vista la volontà popolare contro l'integrazione all'Ue. Dal 2008, invece, il Partito Svizzero del Lavoro a affermato che questi accordi hanno dimostrato la loro inefficacia e il loro carattere di classe in favore del padronato, e ha quindi invitato il popolo a rifiutarli in votazione popolare.
Il 28 agosto scorso, una nuova pagina della politica europea comincia, il Consiglio Federale apriva la consultazione sull'estensione degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea alla Croazia, quale nuovo paese membro dell'Unione Europea. Questo rinnovo metteva in discussione gli accordi e le forze sindacali con il Partito Socialista preparavano un'offensiva per ottenere qualche “misura d'accompagnamento” delle briciole per rassicurare i lavoratori sugli effetti benefici dei bilaterali. Qualche mese più tardi, il 9 febbraio 2014, tutta questa strategia è stata annichilita in un sol colpo. Questa domenica il popolo Svizzero approva l'iniziativa “contro l'immigrazione di massa” lanciata dall'estrema-destra, che come conseguenza collaterale ha pure la messa in discussione degli accordi bilaterali.
Ci siamo battuti contro l'iniziativa dell'Udc, perché introduce i contingenti degli immigrati nella Costituzione federale, poco importa la ragione che li spinge a lasciare il proprio paese. Sarà fissato un numero massimo d'immigrati per paese. Per di più , va oltre le iniziative razziste degli anni 1970 introducendo il principio di “preferenza nazionale”, ossia la priorità per gli svizzeri nel trovare un impiego, e penalizza tutti gli immigrati rispetto al diritto alla sicurezza sociale.
L'Udc centra l'obiettivo e diventa di conseguenza il primo attore delle nuove trattative con l'Ue. Il movimento operaio si ritrova a mani vuote, con più divisioni al suo interno, mentre sono proprio i lavoratori che subiscono più duramente gli effetti negativi degli accordi con la potenza imperialista in espansione.
Con la proposta di contingentamento degli immigrati l'estrema-destra si pone in difesa della piccola e media borghesia. Con questa strategia, il partito dei miliardari Blocher e Frey, che fanno soldi relativamente in modo indipendente dagli accordi con l'Ue, mira a delegittimare il potere dei liberali e dei democristiani europeisti per instaurare un regime di apartheid. L'iniziativa, che il popolo ha approvato, crea l'illusione tra i lavoratori e i disoccupati che il problema del lavoro precario e dei bassi salari si risolve con l'esclusione degli stranieri. I comunisti, al contrario, si oppongono ai contingenti, sono favorevoli ad una vera libera circolazione delle persone e quindi contro tutti gli accordi bilaterali.
I bilaterali sono composti da due pacchetti di accordi, più ancora altri separati, comprendono la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali all'interno dell’Ue; gli accordi di Schengen e Dublino che riguardano i migranti extracomunitari, gli accordi sull’agricoltura (tra cui il principio del Cassis di Dijon), gli accordi per istituire lapolizia europea e l’esercito europeo, gli accordi sulla ricerca e il processo di Bologna, gli accordi sul traffico (che permettono il passaggio dei camion da 40 tonnellate sul Gottardo) ecc. Ma gli accordi stessi prevedono che solo sulla libera circolazione delle persone il consiglio federale possa consultare le forze politiche e sociali e dare la possibilità al parlamento e al popolo di esprimersi.
L'accordo che fa più discutere è del resto proprio sulla libera circolazione delle persone. Per decenni la Svizzera ha usato la politica migratoria per “regolamentare” il mercato del lavoro ed in particolare limitare la disoccupazione. Gli strumenti erano le politiche dello statuto di stagionale e dei contingenti, condite con le visite mediche alla frontiera e una grande complicazione per il ricongiungimento familiare. I datori di lavoro avevano la possibilità di andare a cercare i lavoratori che più gli piacevano fino alla porta di casa, nel paese di origine. Questo sistema, al contrario di ciò che pretende l'estrema destra, non aiuta a creare posti di lavoro sicuri e dignitosi, ma la Libera circolazione non è meglio.
Dal 2002, con l’entrata in vigore della libera circolazione, si è passati dal protezionismo migratorio alla precarietà dei permessi di soggiorno. Questo cambiamento totale della politica migratoria ha generato una concorrenza spietata tra i lavoratori su scala europea, che di conseguenza ha provocato un forte abbassamento dei salari elevati conosciuti in Svizzera rispetto all'Ue, come era nelle attese di Economie Suisse e del Governo federale che hanno voluto, negoziato e concluso gli accordi con Bruxelles.
Oggi ci sono dei lavoratori, e non solo dei clandestini in nero, che ricevono un salario inferiore a 10.- fr all'ora. D'altra parte, in Svizzera, anche con 20.- fr all'ora si fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Nelle regioni di frontiera però, per i padroni cambia tutto. Infatti, quando una ditta può reclutare dei lavoratori a qualsiasi prezzo, che vivono ad un'ora di distanza, in un paese vicino in preda ad una forte crisi e dove malgrado tutto, il costo della vita è meno caro, è possibile ridurre di un terzo il salario rispetto al minimo necessario per sopravvivere. Delle multinazionali, come il centro di distribuzione mondiale di Gucci, che ha appena aperto a Sant'Antonino (Ticino), pagano degli operai 1'700.- Fr al mese! Bisogna anche ricordare che gli orologi Swatch “made in Switzerland” sono in parte prodotti da più di mille operaie impiegate in Ticino a meno di 2'800.- fr sporchi al mese. Per dare dei parametri di paragone, il sindacato socialdemocratico Unia lotta per un salario minimo di 4'000 et il salario mediano in Ticino è di 5121.- Fr. Questo fenomeno, chiamato “dumping salariale” ha spinto il popolo Ticinese ad approvare con quasi il 70% dei voti, l'iniziativa dell'Udc. In canton Ticino, come altrove è sbagliato considerare che tutti coloro che l'hanno approvata sulla base di argomenti razzisti. Infatti, la libera circolazione ha avuto un effetto negativo sulle condizioni di vita e di lavoro in Svizzera, e i lavoratori lo sanno meglio che chiunque altro.
Con la libera circolazione il premesso G (frontaliere), non è più limitato ai residenti nella fascia di confine che circonda il nostro paese, ma è stato esteso a tutti i paesi dell'Ue. Chi ha ottenuto un permesso G può restare in Svizzera sei giorni, poi deve uscire dal paese per almeno uno. Inoltre si aggiunge il permesso L, di durata minima di tre mesi fino ad un massimo di un anno, rilasciato a qualsiasi lavoratore dell'Ue. Per i lavoratori Ue, che invece lavorano in Svizzera meno di tre mesi all'anno, vi è una semplice notifica, dove il lavoratore distaccato da un'azienda estera o il padroncino dell'Ue auto-certificano in buonafede, via internet, le proprie condizioni di lavoro in Svizzera, con pochissime possibilità di verifica, soprattutto una volta la persona rientrata al paese d'origine.
Le conseguenze maggiori della libera circolazione delle persone nel nostro paese si possono elencare distinguendo gli effetti sui lavoratori residenti e frontalieri, come anche nei settori principali dell'economia:
Riuscendo ad assumere lavoratori a salari inferiori fino ad un quarto della consuetudine elvetica, gli imprenditori impongono il “dumping salariale”. Questa logica spinge al ribasso i salari, infatti anche se in alcuni settori dove ci sono dei CCL i salari aumentano leggermente, con il costante ricambio di mano d'opera che annulla gli scatti, di fatto, i salari scendono – ad esempio nei cantieri, secondo le statistiche della Commissione Paritetica Cantonale dell'Edilizia, il numero dei manovali (salario minimo 25.35 fr/ora) è raddoppiato mentre quello dei muratori non diplomati (28.20 Fr/ora) si è dimezzato. Si tratta di un furto di salario generalizzato di cui ne fanno le spese prima di tutti i lavoratori residenti, confrontati ad un costo della vita in constante crescita - che ne dica il governo, all'aumento della disoccupazione e ai tagli nei servizi sociali.
Per i frontalieri e tutti i precari dei permessi di soggiorno, anch'essi comunque inseriti nella logica della concorrenza al ribasso, la situazione contributiva è molto peggiorata. Infatti pagano ancora i contributi e le imposte nel paese dove lavorano (che poi ristorna una parte) e ricevono le prestazioni nel paese in cui vivono. La conseguenza è stata che i frontalieri dall'Italia, ad esempio, pagano la Ladi all'1.1% come tutti gli attivi in Svizzera, ma ricevono una rendita disoccupazione di soli 800 euro al mese per un periodo di soli 8 mesi. Tali misure rendono il lavoratore frontaliere ulteriormente ricattabile e quindi più timoroso.
Nell'edilizia la politica aziendale del sub-appalto a catena, o caporalato, ha potuto svilupparsi e rafforzarsi grazie allo sfruttamento di operai mal informati e minacciati, originari di tutti i paesi dell'Ue. Accumulando esperienza, dopo le denunce ad opera dei sindacati Unia e OCST, gli impresari Svizzeri e stranieri, attraverso dei “collocatori”, si fanno scaltri nel eludere i diritti. Spesso sono le più importanti imprese a pagare dei salari stracciati, in barba al rispetto dei CCL.
Nel terziario, che siano i negozi, la ristorazione o gli uffici, vi è un fortissimo dumping, dove lavoratori frontalieri ben formati accettano condizioni pari ad un terzo di quelle abituali per un residente. L’assenza di CCL di settore è un fattore che facilita il dumping e la concorrenza tra lavoratori.
Nell'industria la libera circolazione è utilizzata per favorire l'insediamento di ditte a bassissimo valore aggiunto, che occupano un territorio molto pregiato e spesso portano la manodopera che ingaggiavano nel paese d'origine, con livelli salariali più simili al terzo mondo che a quelli del nostro paese.
Nell'agricoltura la liberalizzazioni del marcato e degli standard di produzione a sostenuto lo sviluppo di mega-aziende agricole sull'altopiano, che sfruttano duramente degli immigrati originari dai paesi più poveri dell'Ue. Inoltre, il Cassis di Dijon ha permesso l'importazione di prodotti di cattiva qualità a bassissimo prezzo, impoverendo i piccoli contadini. Ogni giorno in Svizzera tre fattorie chiudono lasciando anche del terreno agricolo in preda ai lupi dell'immobiliare.
La borghesia al governo, sempre pronta a denigrare i frontalieri e gli stranieri fomentando la guerra tra poveri, trae enormi benefici dal sistema dei permessi precari. Oggi il frontaliere Ue fa comodo agli imprenditori per abbassare i salari, ma anche allo Stato per ridurre i costi sociali, di formazione, sanitari, ecc. di cui i frontalieri non beneficiano in Svizzera, sebbene paghino le imposte alla fonte. È ora chiaro perché le forze politiche
borghesi del centro-destra e Economie Suisse sono ferventi difensori della libera circolazione. Tuttavia questo vortice economico sta sfavorendo numerose piccole e medie imprese svizzere, meno concorrenziali rispetto a quelle dell'Ue, spostando parte della destra su posizioni anti-europeiste.
Come detto l’accordo di libera circolazione ha un'importante specificità: ogni paese che lo ha sottoscritto deve approvarne singolarmente l’estensione ad eventuali nuovi paesi membri dell’Ue. La Svizzera è quindi chiamata ad approvare, seguendo il proprio iter legislativo, la libera circolazione con la Croazia, seguendo il proprio iter legislativo. Questo anche in seguito all'approvazione dell'iniziativa Udc, che d'altronde non ha in nessun modo risolto i problemi dei lavori. Era l'Ue stessa, immediatamente dopo il voto, che chiedeva alla Svizzera di approvare l'estensione alla Croazia, come condizione per la continuazione delle relazioni bilaterali. Si tratta dello stesso tipo di ricatto per il popolo svizzero occorso all'Irlanda, dove il popolo che si è opposto ai trattati dell'Ue, ha dovuto, al secondo voto, arrendersi ad un”sì”.
Per finire, il Consiglio Federale, in seguito al voto del 9 febbraio, ha rifiutato di firmare l'estensione dell'accordo e quindi il popolo non potrà esprimersi un'altra volta. Ancora qualche giorno fa, prima del voto sull'iniziativa Udc, tra sindacalisti di sinistra e comunisti si pensava a come organizzare il referendum contro il rinnovo dei bilaterali.
Vi erano infatti delle ragioni più che legittime per lanciare il referendum sull'allargamento, senza aver bisogno di sostenere l'iniziativa dell'estrema destra che rappresenta il ritorno ad un sistema estremamente reazionario. A causa della clausola inserita nel primo pacchetto di accordi, come sbandierato più volte dai sostenitori ad ogni costo di questi bilaterali, ci troviamo nella situazione in cui: “senza la libera circolazione delle persone, gli accordi bilaterali vengono disdetti...” (Isabelle Moret, Consigliera nazionale e Vice-presidente del PLR Svizzero). Plr, Ppd, e Economie Suisse utilizzano tale argomento, conviti che la paura della cancellazione di tutti gli accordi, faccia desistere tutta la sinistra dal opporsi a questi bilaterali.
Infatti, se la socialdemocrazia, in maniera solo parziale, riconosce che la libera circolazione ha rafforzato il precariato e aumentato la paura di perdere il posto di lavoro tra i lavoratori e le lavoratrici, ritiene gli accordi globalmente positivi. Tra le altre cose, non perde occasione per lodare il sistema di erasmus e i finanziamenti interessati dell'Ue alle università svizzere.
Per cui la socialdemocrazia non metterà in pericolo tutti gli accordi. Ma nei fatti, tutti gli accordi hanno teso a liberalizzare l'economia; privatizzare il servizio pubblico; standardizzare verso il basso i diritti, lo stato sociale, la qualità delle merci, la qualità dello studio e aumentare il controllo poliziesco e la schedatura della popolazione. I migranti in provenienza da paesi “extra-comunitari” sono trattati come esseri umani di serie B, con procedure d’ammissione o espulsione interminabili che si svolgono in veri e propri centri di detenzione. Il territorio ha subito pesantemente l'aumento del traffico, dovuto all'introduzione degli autotreni da 40 tonnellate e di conseguenza dell'inquinamento. Sommata agli spostamenti che esige un mondo del lavoro sempre più frenetico, fa perdere milioni di ore di lavoro e di vita in colonna ed è un cancro per la natura alpina. Con gli accordi sulla ricerca si è rinchiusa la scienza nei parametri fissati dalle direttive di Bruxelles, che mirano a sviluppare un sapere da vendere e non un sapere per conoscere.
I rappresentati del gran capitale, sulla scorta delle sole critiche avanzate dalla socialdemocrazia e dai sindacati dell'USS, lasciano intendere che solo l’accordo di libera
circolazione sia in parte problematico, rinchiudendo il dibattito politico attorno a vaghe misure d'accompagnamento per rafforzare i diritti dei lavoratori. La strategia della socialdemocrazia ha già dimostrato in passato la sua inefficacia, il miglior risultato è stato un CNL a 3'000 fr in qualche settore in Ticino e basta, in pratica nessun effetto concreto. L'USS e il Partito Socialista non sono più in nessun modo credibili, l'incapacità di queste forze nel vedere che gli accordi vanno completamente rivisti ha portato molti lavoratori ad orientarsi verso la sola area politica che ha combattuto questi accordi bilaterali: l'estrema destra. Purtroppo, anche questa volta, Lega e Udc si dispiegheranno in campagne razziste e anti-croate, con fini populisti, usando la campagna referendaria.
Al contrario, questa volta a maggior ragione, a sinistra bisogna essere chiari: ci opponiamo a questo tipo di via bilaterale, poco importa quali siano i paesi membri dell'Ue, e il problema non è solo la libera circolazione della persone. I bilaterali non vanno a causa dei loro contenuti, ma sono un inganno già nella loro stessa struttura giuridica. Infatti, in merito a discordie sull'applicazione, è previsto che anche in Svizzera faccia testo la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea. Questo significa, tra i molti effetti, che i legislatori del nostro paese devono prendere in considerazione la giurisprudenza europea per decidere delle modifiche di legge, alla faccia della sovranità del popolo svizzero e del carattere “bi-laterale” degli accordi.
Di fronte a 10 anni di insuccessi, la sinistra e il movimento operaio devono invece tirare le somme e affermare chiaramente che la libera circolazione come tutti gli accordi bilaterali hanno favorito solo il padronato, mentre i lavoratori, in qualsiasi paese Ue e non solo in Svizzera, hanno subito pesanti attacchi. Invece di guadagnare terreno, la sinistra ha perso su tutti i fronti, anche perché si è ostinata in una linea favorevole all'integrazione europea. Per guadagnare terreno bisogna dimostra una capacità di auto-critica e ammettere che in Europa bisogna lottare per il socialismo in ogni paese, contro l'Ue che mira a distruggere le conquiste sociali e i diritti dei lavoratori ottenuti durante il 20° secolo dalle resistenze nazionali contro il nazi-fascismo.
Non siamo fuori dal mondo, degli accordi con i nostri vicini, nei termini che sono loro tecnicamente possibili, sono necessari, ma basta con la ripresa automatica del diritto dell'Unione Europea! Noi siamo per sviluppare un nuovo concetto di relazioni internazionali della Svizzera, fondato sul principio della solidarietà tra i popoli e per la salvaguardia della natura.
Bisogna lanciare una piattaforma per rafforzare la Svizzera difronte all'Ue, per impegnarsi nel dibattito per dei nuovi accordi bilaterali, lasciando dietro di noi il dumping salariale, la discriminazione dei migranti, la crisi agricolo, la deriva securitaria e il traffico pesante, sacrificando i segreti dei banchieri piuttosto che le vite dei lavoratori.

Nessun commento:

Posta un commento